In pensione a 67 anni, il governo rimanda tutto

Padoan
(Websource/archivio)

Nei giorni scorsi vi  avevamo parlato dell’incontro tra il ministro dell’Economia Giancarlo Padoan, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i leader di Cgil, Cisl e Uil dal quale era emerso come non ci sarebbe stato nessun rinvio del tanto temuto innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, uno degli effetti della legge Fornero legato all’aumento di aspettativa di vita degli italiani. Le uniche aperture concesse riguardavano un allargamento della platea dei lavoratori che verranno esclusi dall’innalzamento che oltre ai lavori usuranti avrebbe dovuto contemplare anche i cosiddetti lavori gravosi, quelli già previsti dall’Ape Social (infermieri che lavorano su turni, operai edili, camionisti, conciatori, ferrovieri, facchini o addetti alle pulizie, spazzini e maestre d’ asilo tra gli altri).

Ora è arrivato un leggero stop in questo senso e si è chiarito che nulla è ancora deciso. Anche perché nel frattempo i sindacati spingono per una soluzione diversa che però il governo ritiene impraticabile. Si tratterebbe di valutare l’esclusione o meno dall’innalzamento dell’età pensionabile lavoro per lavoro, categoria per categoria.  Il segretario confederale della Uil Domenico Proietti spiega: “L’età pensionabile va differenziata: bisogna guardare tutte le mansioni e compiere un lavoro di analisi scientifico”. Il governo si è già dimostrato molto scettico su questo punto e oggi anche l’Istat ha dato man forte a Padoan e soci.  Il presidente Giorgio Alleva nel corso delle audizioni sulla legge di Bilancio ha spiegato le difficoltà che presenta una soluzione di quel tipo: “Non basta stabilire le categorie, bisogna valutare anche i percorsi lavorativi. Al momento non abbiamo un quadro praticabile di informazioni ed è necessario ricostruire la vita lavorativa delle persone, questa operazione va messa in piedi, va organizzata con un progetto ad hoc”.

F.B.