Delitto di Pordenone, il giorno della verità: è arrivata la sentenza

Giosué Ruotolo
Giosué Ruotolo e Trifone Ragone (foto dal web)

E’ arrivata la sentenza nel processo per l’omicidio di Trifone Ragone, 29 anni, e della sua compagna Teresa Costanza, 30 anni, avvenuto nel marzo 2015 a Pordenone, che vedeva sul banco degli imputati Giosué Ruotolo, in carcere perché considerato l’autore del duplice delitto. Oltre a Ruotolo, risulta coinvolta nella vicenda la sua fidanzata, Maria Rosaria Patrone, ventiquattrenne di Somma Vesuviana iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento. Il militare campano è stato condannato all’ergastolo. L’uomo è stato anche condannato a due anni di isolamento diurno. Accolta così la richiesta avanzata il 20 ottobre dal pm Pier Umberto Vallerin. In aula, ad ascoltare il verdetto, anche i familiari delle vittime.

Nei giorni scorsi, era stato il momento delle dichiarazioni spontanee di Giosué Ruotolo, il quale si è dichiarato innocente e ha spiegato di essere accusato di “cose inventate e infondate. Le ho vissute come l’ennesima cattiveria nei miei confronti”. Il militare campano ha chiarito la propria versione dei fatti: “Con Trifone non c’era nulla, a parte banali discussioni tra coinquilini. Poi lui è andato a vivere con Teresa, mentre io stavo cercando di risolvere i problemi della mia relazione con Mariarosaria, perché le volevo bene. Per questo non sono andato a ‘Strade sicure’: avrebbe comportato 4 mesi fuori casa e sono andato a fare il servizio di guardia in polveriera, perché mi offriva una settimana in più di licenza per poter stare insieme a lei”. Quindi dopo aver ripercorso la sua carriera militare, Giosué Ruotolo ha chiesto: “Perché per dei messaggi avrei voluto compromettere la vita e la carriera?”. Quindi aveva tirato in ballo i suoi coinquilini.

GM