
Nell’agosto del 2015 Matthew Scully-Higgs ed il compagno Craig avevano finalmente soddisfatto il loro desiderio di sentirsi genitori e divenire una famiglia completa adottando una bellissima bambina. Passa poco meno di un anno dalla richiesta di affidamento (ratificato solo agli inizi di maggio 2016) e Matthew , stressato dalle incessanti cure che richiede la piccola Elsie, reagisce violentemente e la colpisce fino a farla entrare in coma. Quattro giorni dopo il ricovero, il 20 maggio 2016, la bambina muore nel letto d’ospedale e Matthew viene accusato di omicidio volontario.
Il processo ai danni di Scully-Higgs si è concluso lo scorso 6 novembre con una condanna a 18 anni di carcere. Se non bastasse l’atrocità del crimine commesso dall’uomo, nei giorni successivi alla condanna sono emersi alcuni messaggi scambiati con gli amici in cui Matthew definiva la bambina come “Satana vestito da bambina” e dove palesava la sua insofferenza: “Si è appena scolata mezza bottiglia di latte e ora strilla che ne vuole ancora… Si sveglia ogni notte ad intervalli regolari, vuole soltanto il ciuccio e attenzione, è una vera e propria diva”.
Sono passati pochi giorni dalla condanna, ma continuano ad emergere particolari sulla vicenda che lasciano perplessi. A condividerli è la nonna della famiglia naturale di Elsie, la donna spiega che i servizi sociali hanno tolto la piccola alla figlia poiché questa non presentava le condizioni economiche adatte per occuparsene. Da quel giorno è cominciata una dura battaglia in tribunale in cui la nonna, Sian O’Brien, ha cercato invano di diventare la tutrice legale della bambina: “Era il gennaio del 2015 quando ho cominciato la mia battaglia in tribunale per divenire il tutore legale di Shayla (il nome che la madre naturale aveva dato ad Elsie). Volevo che la bambina crescesse in un contesto familiare amorevole e che fosse felice. Questa speranza è stata spezzata quando la corte ed i servizi sociali hanno deciso che non ero in grado di occuparmene”.
Passa più di un anno da quando Sian ha perso la battaglia in tribunale, ma tutti in famiglia sperano ancora di poterla rivedere. Nel gennaio del 2017, però, la loro speranza viene distrutta da un assistente sociale che gli comunica della dipartita della piccola (sei mesi dopo che il padre adottivo è stato incriminato dell’omicidio della bambina). La donna non trova pace per quanto capitato a sua nipote ed esprime tutto il suo dolore ai media: “Una persona che è stata giudicata adeguata e capace di prendersi cura della mia nipotina dalle autorità è stata responsabile della sua morte, e loro me l’hanno tolta dicendomi che non ero in grado di occuparmene”.
F.S.