
Il campo rom di via di Salone, alla periferia est di Roma, ha visto un esodo di massa da parte di 16 famiglie. La loro fuga sembra sia dovuta alle frizioni che stavano causando tensioni sempre più recenti con altri gruppi di nomadi presenti nell’agglomerato e collusi con la malavita. Rimanere lì sarebbe stato troppo pericoloso, e così è arrivata la scelta di abbandonare le loro roulotte per trovare una nuova sistemazione all’interno di uno stabile abbandonato la cui proprietà è del Comune della Capitale. Il fatto è avvenuto ieri, in quello che tra l’altro è il luogo dove viveva Mario Seferovic, alias ‘Alessio il Sinti’, il 21enne che nello scorso mese di maggio aveva sequestrato ed abusato sessualmente di due ragazzine 14enni assieme al suo complice di 20 anni, Maikon Halilovic. Il folto gruppo ha visto la presenza anche di 4 donne incinte e di 19 bambini. Le loro famiglie hanno scelto deliberatamente di abbandonare il campo rom di via di Salone per non sottostare più al pagamento coatto del pizzo preteso dal clan in cambio di tranquillità.
Campo rom di via di Salone, tanti i bambini coinvolti
Nella mattinata di venerdì era stato appiccato il fuoco a tre container dati in dotazione ad alcuni dei nuclei familiari dei fuggitivi. Questa è stata la molla che ha fatto scattare la decisione di traslocare altrove. Najo Adzovic, uno dei capo villaggio, inglobato nella giunta dell’allora sindaco Gianni Alemanno come responsabili per i rapporti con i rom nel periodo in cui l’ex AN era stato primo cittadino di Roma, tra il 2008 ed il 2013, ha spiegato che il fatto ha avuto con assoluta certezza origine dolosa e che suo figlio di 20 anni è riuscito a scampare al rogo “per miracolo. La criminalità è di casa nel nostro campo rom e non solo, grazie anche ai sodalizi che i poco di buono che abitano tra noi stringono con i delinquenti della malavita romana. Sono quest’ultimi a fornire armi e droga, alla povera gente come noi non resta che subire tutto ciò. Ed ora temiamo degli atti di ritorsione nei nostri confronti”.
S.L.