
Si chiama Florin Petru Strambu il bambino di cinque anni di origine romena morto nelle campagne di Corinaldo, in provincia di Ancona. Il piccolo si trovava insieme alla famiglia in un frantoio per assistere all’affascinante operazione di spremitura delle olive. Florin Petru Strambu, stando alle prime ricostruzioni, stava giocando a pochi passi dai genitori quando improvvisamente è caduto in un pozzo adibito alla raccolta degli scarti di lavorazione e delle acque reflue del frantoio. Il piccolo ha fatto un volo di 5 metri. Dopo la caduta era ancora vivo tanto che è riuscito a chiedere aiuto e attirare l’attenzione dei genitori.
Sul luogo della tragedia che ha sconvolto il piccolo comune dell’anconetano, sono subito giunti i vigili del fuoco che hanno iniziato immediatamente le operazioni di recupero. Quando lo hanno estratto lo hanno affidato alle cure dei sanitari del 118 ma per il povero piccolo non c’era più nulla da fare. Il bimbo era già in arresto cardiaco ed è arrivato all’Ospedale di Senigallia già morto. In ospedale anche uno dei soccorritori che si è sentito male a causa dei miasmi durante le operazioni di recupero della piccola vittima.
I Carabinieri hanno subito avviato le indagini e a quanto pare hanno appurato che per motivi ancora da accertare era stato rimosso il chiusino all’apertura del pozzo. Un dettaglio che permesso al bimbo di caderci dentro. La vicenda ha riportato con la mente alla tragedia di Alfredino Rampi, il bambino morto nel 1981 nel pozzo di Vermicino, nelle campagne romane. A riportate con la mente a quella vicenda anche i tentativi di salvataggio: il primo tentativo dei vigili del fuoco di calarsi con le maschere antigas è andato a vuoto perché la loro scala era troppo corta. Tempo perso, risultato letale al piccolo Florin Petru Strambu.
Il racconto di una testimone
“Florin è sparito giù, precipitato in quel pozzo maledetto. I testimoni che si trovavano lì hanno raccontato che il piccolo per alcuni minuti ha continuato a gridare mentre il papà ha cercato con tutte le sue forze di afferrarlo. Il pozzo però era troppo profondo”, ha spiegato al Corriere della Sera Giulia Mancinelli, una cronista locale, aggiungendo: “I familiari infatti ora chiedono verità e giustizia. Chi li ha visti all’ospedale, dove è stato portato il bimbo racconta di rabbia frammista a dolore. Si chiedono come mai un pozzo, poco più di un tombino, potesse essere lasciato così ‘accessibile’. Sostengono che il pozzo non era ben coperto e che chiunque sarebbe potuto caderci dentro”.
GM