
Ci sono sempre più certezze che appartenga a Renata Rapposelli, pittrice di sessantaquattro anni sparita il giorno 9 ottobre ad Ancona, il cadavere trovato vicino Macerata, in avanzato stato di decomposizione, a Tolentino, nella zona di Abbadia di Fiastra. Il corpo privo di vita era sul letto del fiume Chienti. Diversi gli elementi che avvalorano questa ipotesi, compresa una placca metallica al polso. Infatti, nel 2014, Renata Rapposelli venne operata per una lussazione al polso. A lasciare aperti i dubbi è il fatto che tra Giulianova, dove vivono il figlio e l’ex marito della donna, e la zona dove è stato rinvenuto il cadavere ci sono cento chilometri.
L’ex marito, peraltro, ha spiegato che proprio quel 9 ottobre avrebbe portato la donna al Santuario di Loreto, lasciandola però a circa 700 metri dal luogo di culto. Simone e Pino Santoleri hanno sempre raccontato che la donna quel giorno giunse in treno da Ancona alle 13, ma che dopo 20 minuti stavano già litigando per questioni economiche. Per questo il marito l’avrebbe riportata nelle Marche. Una versione che sembra essere smentita dal racconto di una farmacista di Tortoreto Lido che avrebbe visto Renata Rapposelli alle 17 di quel 9 ottobre. C’è poi un terribile sospetto che si fa avanti in queste ore e che gli inquirenti non smentiscono: la donna lanciata nel fiume Chienti era probabilmente viva quando è stata scaraventata via. Infatti, sembra che la donna abbia provato a risalire tra i rovi, seppur ferita, prima di perdere del tutto le forze. Nel frattempo, in queste ore si apprende anche che Pino Santoleri sarebbe stato ricoverato nell’ospedale di Atri per un’intossicazione da farmaci e le sue condizioni sarebbero anche molto gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita.
GM