
Le messe di suffragio hanno un tariffario, così una donna si indigna e chiede che a questo punto venga rilasciato un regolare scontrino. Avviene alla chiesa di San Girolamo della Certosa, a Bologna, e la donna ha protestato scrivendo una lettera al ‘Resto del Carlino’. La tesi della donna è semplice: “Se c’è una cifra fissa come una compravendita, allora… deve essere rilasciato uno scontrino!”. Quindi spiega cosa è accaduto: “Il giorno di Ognissanti, sono andata in Certosa e nell’ufficio della chiesa ho prenotato tre Messe in suffragio dei miei cari defunti. Il sacerdote presente ha scritto un biglietto con le date e me lo ha allungato dicendo: 45 euro”.
La donna non pone la questione economica, perché “ho sempre fatto offerte maggiori”, critica invece l’esistenza di un tariffario vero e proprio: “Il Papa non aveva puntualizzato che non si devono chiedere soldi per le Messe ma eventualmente accettare offerte? E allora i defunti dei poveri, del disoccupato, delle persone in difficoltà vanno tutti all’inferno? Questa richiesta di una cifra fissa suona come una compravendita e allora… deve essere rilasciato uno scontrino”. Il sacerdote, quando la donna esibisce cinquanta euro, spiega poi di non avere resto e le chiede di “scegliere tra una pubblicazione o un periodico di quelli presenti in chiesa”.
Secondo la Santa Sede, per ottenere una messa di suffragio andrebbe corrisposta un’offerta volontaria, invece non è esattamente così, anzi la denuncia della signora è precisa e circostanziata. Un cronista del Carlino è andato infatti a verificare la situazione e gli è stato spiegato che “il costo è di 15 euro per Messa, indipendentemente dal numero dei nomi da citare” e che “il primo spazio libero sarà nella mattinata del 30 novembre”. La signora ha concluso ironicamente la propria missiva: “Vorrei ricordare che una volta, nei negozi di pasticceria, in mancanza del resto aggiungevano qualche… cioccolatino”.
GM