“Addio mio bel fieu”. Lo strazio di Giampaolo Pansa

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“Ti confesso che in questi giorni più di una volta mi sono domandato: perché il Padreterno non ha preso me, invece di te, anche se avrebbe arrecato un grande dolore alla persona che amo di più al mondo, la mia cara Adele? Lo so, è una domanda senza senso: il perché lo conosce soltanto lui. Ma l’ ho pensato e credo che ci metterò del tempo prima di non chiedermelo più”.

Queste sono parole tratte dalla toccante lettera che Giampaolo Pansa, noto giornalista e scrittore, ha scritto in ricordo del figlio con amore e affetto, ma anche tanta amarezza. Alessandro, deceduto la scorsa settimana per un infarto che non gli ha lasciato scampo, Vice Presidente della Feltrinelli, aveva 55 anni. Giampaolo, è riuscito con esperienza e lucidità, a riscrivere la vita di Alessandro, da quando è nato fino al suo ultimo giorno di vita. nella lettera ricorda ogni singolo istante passato insieme, gli amici del Liceo, l’appassionante trasporto nei confronti di Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica in carica. Riuscirono anche ad incontrarlo insieme, al Quirinale. Scrisse poi del suo insediamento nel mondo del lavoro, partendo dalla Finanza nel ruolo di amministratore delegato di Finmeccanica, fino all’insediamento di Matteo Renzi al Governo che cambiò radicalmente tutto con le sue idee e tolse tutti coloro che fossero a capo di aziende statali, tra cui Alessandro. Sotto gli occhi impotenti del padre.

In Giampaolo Pansa aleggia una gran malinconia, quella di un padre che non può più proteggere suo figlio. Ha paura di rincontrarlo nei sogni, ma al contempo non vede l’ora di farlo, di dargli una pacca sulla spalla e di accoglierlo come ha sempre fatto. Ha voglia di sentire la sua voce e i suoi consigli. Gli manca suo figlio e non gli farà mancare mai il suo amore, nemmeno ora che non c’è più. E chiude la lettera cosi: “Ti voglio bene. Giampaolo, il tuo papà”. Un genitore che perde un figlio, nulla può essere più triste. Ciao Alessandro.