
Una storia triste, un tremendo dramma famigliare giunge al termine del suo percorso processuale con una sentenza particolare che merita una riflessione. I fatti di cui stiamo parlando avvennero a Pavia nel maggio del 2015 quando un uomo di 80 anni, nella loro casa di Viale Campari, strangolò e uccise la moglie malata di parkinson dopo 53 anni passati sempre insieme. L’uomo, G.L., tentò anche di togliersi la vita ingerendo dell’acido, ma non ci riuscì. Oggi che ha 82 anni ha dunque assistito alla fine del processo a suo carico.
L’anziano è stato dichiarato “totalmente incapace di intendere e volere per grave depressione” in base alla perizia psichiatrica svolta dal Dott.Pietro Caronna, nominato dal sostituto procuratore Morena Susi. Per questo motivo è stato giudicato “non imputabile” per il reato commesso e di fatto assolto.
Va detto che l’uomo, oltre che fortemente depresso, era anche a sua volta gravemente malato e cieco. Approfittò del cambio turno delle badanti per provare a mettere fine alle sofferenze sue e della moglie. Il piano riuscì solo in parte grazie all’intervento di una delle badanti che di fatto lo salvò dal suo tentativo di suicidio. L’uomo ora è libero anche perché, oltre a tutte le evidenze in merito all’età avanzata e alla cecità, i giudici non hanno ravvisato alcuna pericolosità sociale.
La vicenda fa di certo riflettere su un tema troppo spesso sottovalutato. Quello della vecchiaia e di come vada affrontata e supportata. Le famiglie delle persone anziane si trovano troppo spesso senza aiuti e senza possibilità di provvedere correttamente alla cura dei loro cari. Spesso tutto ciò sfocia in gravi depressioni che non sempre portano ad atti estremi come questi, ma che comunque rappresentano un problema serissimo.
F.B.