Era facile.
Eppure nessuno ci è riuscito.
Nessuno, soprattutto, ci ha provato.
Chi si è messo in cattedra dando lezioni di moralità, etica e giornalismo non ha fatto la cosa più semplice ed ovvia: controllare chi fosse il direttore di questa testata improvvisamente così vituperata.
Eppure bastava andare sul sito stesso o chiedere all’ordine. Insomma, bastava fare qualche telefonata.
Ma farlo voleva dire fare giornalismo.
Ed evidentemente perfino quelli che si battono il petto dichiarando di farlo sono poi davvero capaci?
Pensate: hanno scelto tutti il ‘copia e incolla’.
Già, proprio così. Quello di cui ci hanno accusato è quello che loro hanno fatto.
L’Agi pubblica, sbagliando, il mio nome.
E a ruota tutti quanti copiano il pezzo dell’Agi. Nessuno controlla.
A nessuno viene in mente di verificare.
C’è addirittura chi l’errore lo ingrandisce e dice fandonie: ‘Abbiamo contattato la direttrice di DirettaNews24 e attendiamo risposta’. Peccato che noi siamo Direttanews.it e non DirettaNews24, peccato non mi abbia contattato nessuno. Forse hanno contattato la direttrice di DirettaNews24. Mi spiace per lei.
Era facile, cari colleghi che volete dare lezioni, scoprire il mio nome.
Eppure non ci siete voluti riuscire.
Ed è proprio in questo ‘copia-incolla’ sul mio nome la sublimazione di quello che è successo in questi giorni e che ci ha fatto piombare in un caos inimmaginabile.
Sono dell’idea che chi sbaglia è giusto che paghi.
Che ad ogni azione debba sempre corrispondere una conseguenza.
Ma io, in questo caso, vedo solo le conseguenze e non l’errore.
Perché se giornalisticamente abbiamo commesso degli errori, allora è giusto finire davanti ad una commissione disciplinare.
Perché se in questi 6 anni di lavoro e 160 mila articoli abbiamo sbagliato allora l’Ordine dei Giornalisti me lo dica.
Ma non è avvenuto questo.
E’ avvenuto che ci hanno tagliato il modo più diretto per essere in contatto con i nostri lettori e poter replicare, la nostra pagina Facebook che contava 3 milioni di lettori, 3 milioni di persone che ci avevano scelto liberamente.
Hanno parlato gonfiandosi il petto che facciamo e ‘produciamo’ addirittura fake news. Ossia notizie inventate.
Mi dispiace deludervi, ma noi, non le facciamo.
E lo sapete bene, cari colleghi, che non le facciamo.
In 6 anni e 160 mila articoli avremo fatto a volte titoli ad effetto, sì, è vero.
E non dite che voi non l’avete mai fatto, cari colleghi.
Leggo i giornali tutti i giorni e so bene come vanno le cose.
Non siamo più ai tempi, ahime, in cui si avevano 24 ore di tempo per curare una notizia.
In cui avevi il tempo di fare il ‘giro di nera’ come si diceva in gergo – ovvero il giro di telefonate a ospedali e commissariati – per appurare la veridicità di una notizia di cronaca nera. Bisognerebbe farlo anche adesso, è vero. Ma è difficile.
C’è una tremenda corsa contro il tempo adesso.
Una corsa ad essere i primi e ad essere visibili che ha cambiato parecchio il giornalismo.
Una corsa che ti obbliga a cercare un titolo che richiami l’attenzione del lettore.
Una corsa che a volte, è vero, ti fa prendere delle sonore cantonate.
E cantonate, badate bene, è diverso da notizie inventate.
In 6 anni a 160 mila articoli qualche cantonata, come tutti, sì l’avremo presa senz’altro.
L’ultimo caso della bambina sposa è eclatante: quasi tutte le testate più autorevoli, hanno preso questa cantonata.
Eppure…
Eppure siamo solo noi il capro espiatorio.
Siamo ‘un network di 175 siti di bufale’ come siamo stati definiti.
Io sono solo il direttore di DirettaNews.it.
Rispondo solo di esso, degli articoli che sono stati pubblicati in questi anni.
Non di altro, che non mi compete e non c’entra con la direzione di questa testata.
La mia persona, la mia competenza, la mia professionalità è stato tutto derubricato come ‘network di 175 siti di bufale’.
Ecco, io a questo non ci sto.
Collaboro con questa realtà da oltre 10 anni, con loro sono cresciuta, ho commesso errori, ho avuto successi e soddisfazioni.
Ho tenuto a mente in ogni giornata quei principi ferrei che caratterizzano il mio lavoro e la mia persona: l’onestà, la verità e la correttezza.
Sono una persona democratica, che ama la libertà, il pluralismo anche quando si dicono cose che non sopporto e non condivido.
Ho un quadro in casa con una scritta tradizionalmente attribuita a Voltaire: ‘Non sono d’accordo con te, ma darei la mia vita affinché tu possa essere libero di dire la tua opinione’.
Qui non voglio dire a nessuno – e sarebbe non veritiero dirlo – che DirettaNews sia perfetta. Non lo è. Io non lo sono. E’ una realtà formata da pochi redattori che gettano l’anima su questo giornale e ottengono dei risultati. Ottimi risultati. Forse risultati che danno fastidio.
Un fastidio per cui è valsa la pena distruggere anni di lavoro, insultare le persone che ci lavorano, creare un danno economico cosi grande da apparire al momento indefinibile.
Dietro a DirettaNews.it NON ci sono associazioni che macchinano di diffondere bufale e non ci sono mai state.
Ci sono giornalisti che lavorano.
Ci sono persone che hanno una famiglia, che devono pagare il mutuo, le bollette della luce e del gas, che devono pagare la retta dell’asilo o la rata della macchina o semplicemente fare la spesa.
Persone che da quando è scoppiato tutto il caos faticano a mettersi davanti ad un pc, anche solamente per riflettere.
Che faticano a pensare al futuro perché non si sa più cosa succederà.
Ma sono persone che non faticano a mettersi davanti ad uno specchio.
Perché, comunque vada, la loro coscienza è pulita. La mia è pulita.
E di quella degli altri, quella di chi ci ha infangato senza pudore alcuno, si può dire lo stesso?
Cinzia Zadro
Direttore responsabile www.direttanews.it