
Dramma in uno dei campi del Circolo Canottieri di Milano. Era domenica e si stavano giocando le gare della Coppa Lombardia, torneo rinomato per i giovani tennisti milanesi. Filippo Mazzola, 18enne atleta della Società Tennis Bellusco 2012, era alle prese con la sua partita, quando, d’improvviso, aveva accusato un dolore forte alla coscia. Pochi attimi, il tentativo di poggiarsi alla rete che divide il campo dagli spalti e la tragedia volgeva al termine. Filippo finito in terra privo di coscienza, non si era più rialzato. Accorsi subito in soccorso gli addetti del campo, che hanno chiamato di corsa il 118. A nulla era servito il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca fatta da uno dei soccorritori nell’attesa dell’ambulanza, arrivata dopo circa 10 minuti, cosi come vano era stato il tentativo di portarlo in ospedale per rianimarlo. Dopo due giorni di agonia infatti, il suo cuore ha smesso di battere e la sua vita si è spenta all’Humanitas di Rozzano.
Queste le parole del Giudice Federale che stava arbitrando il match: “Si è abbassato e si è toccato la coscia, inizialmente abbiamo pensato ad un crampo. Poi ha appoggiato la testa al pallone (rivestimento del campo) come per voler riprendere fiato. Dopo pochi secondi si è alzato e mentre si stava riavvicinando al perimetro di gioco è crollato”.
Deceduto Martedi alle 14, è stato poi portato al Policlinico di Milano, per donare gli organi. Lui, giovane amante dello sport, frequentava la quinta classe di Scienze Applicate dell’Istituto Albert Einstein di Vimercate. Tanti i messaggi di cordoglio ricevuti da parenti e amici, anche sui social. Proprio sul suo profilo Facebook restano adesso le foto che lo ritraggono sorridente durante i viaggi, in riva al mare o con una racchetta in mano, perché giocare a tennis era quello che più amava. Sofferenza inaudita però per la famiglia di Filippo, straziati i genitori, papà Roberto e mamma Piera, oltre alla sorella Giulia e la fidanzata Beatrice.
Storia questa, che lega lo sport a malori improvvisi e spesso fatali. Storia che troppo frequentemente ormai si verifica.
GVR