Avvelenati con il tallio, il killer in carcere chiede libri sull’ebraismo

(Websource / archivio)

Prima la confessione, poi il silenzio, e poi ancora una richiesta agli operatori del carcere di Monza. Quella di poter avere a disposizione dei libri legati alla religione ebraica. Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese arrestato con l’accusa di triplice omicidio mediante avvelenamento da tallio e del tentato omicidio di altre cinque persone, tra cui i nonni materni, è sorvegliato a vista dagli agenti di Polizia penitenziaria. Il giovane per il momento è in cella da solo, senza tv, controllato 24 ore su 24, e ha già avuto un colloquio con lo psichiatra interno. Al quale avrebbe parlato di religione e formulato, per l’appunto, quella singolare richiesta. Dopo la confessione il 27enne si è trincerato in un silenzio impenetrabile e sembra intenzionato a cambiare atteggiamento. Gli inquirenti si aspettano che domani, nell’interrogatorio di garanzia, si decida a svelare come e quando abbia esattamente agito, avvelenando i suoi parenti.

La ragione per cui il 27enne, dal carattere schivo e riservato ma considerato innocuo dalla famiglia, abbia scelto di far ricorso al solfato di tallio per avvelenare i parenti potrebbe annidarsi nella suggestione provata da bambino in Friuli di fronte a due casi analoghi (rimasti irrisolti). La famiglia Del Zotto era solita trascorrere le vacanze nella cascina di Varmo (Udine), la stessa zona in cui nel 1999 e nel 2000 persero la vita due uomini proprio per avvelenamento da tallio. Mattia a quell’epoca aveva dieci anni, e potrebbe esserne rimasto suggestionato dalla vicenda. Su questa potesi, tra le altre, gli investigatori stanno cercando riscontri.

EDS