Piero Angela: “L’Italia ha bisogno di un uomo di prestigio”

Piero Angela (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

“L’Italia è come il gigante Gulliver, imbrigliata da mille lacci che ne immobilizzano la forza”, lo afferma Piero Angela, che torna a parlare di politica e sottolinea in un’intervista all’Huffington Post: “Servirebbe un uomo di prestigio, capace di trovare il consenso per fare le cose che non sono mai state fatte. L’uomo forte da noi evoca una brutta esperienza. Sarebbe meglio un sistema che assicuri un governo stabile”. Dice il nostro conduttore e divulgatore scientifico: “Nel dopoguerra, ogni giorno vedevi un miglioramento: si tiravano di nuovo su le case, costruivamo le strade, organizzavamo un salone internazionale, nascevano cose nuove. La vita proseguiva. Oggi, invece, ogni giorno scompare qualcosa. Ci impoveriamo. E gli italiani sono assuefatti al degrado. Non vedono via d’uscita. Sono arrabbiati. Nutrono rancore. Sono stanchi di un paese fermo”.

Piero Angela è certo di una cosa: “In tutta la storia dell’umanità, la politica non ha mai creato ricchezza. La rivoluzione industriale è un prodotto della tecnologia. E il miracolo economico italiano degli anni sessanta non è merito della Democrazia cristiana. Sono l’innovazione, la ricerca, la competenza, il talento, la creatività, l’istruzione, che creano il valore aggiunto. L’Italia non lo fa da quindici anni. Il nostro sistema è congegnato per bloccare le energie produttive”. Quindi arriva un’accusa molto dura alla società in cui viviamo: “Quando ero bambino, non mi hanno mai detto che ero titolare di diritti. Avevo molti doveri. Se li rispettavo, venivo premiato. Altrimenti, venivo punito. In Italia oggi – nella famiglia, nella scuola, nella società – tutti vogliono tutto. Nessuno è più educato a pensare che per avere qualcosa prima deve essere disposto a offrire qualcos’altro in cambio”.

Piero Angela conclude: “Il problema dell’Italia è un problema morale, che non si può risolvere in cinque minuti. Ogni giorno leggiamo di casi di corruzione. Non sono solo politici, palazzinari, delinquenti: sono anche avvocati, giudici, uomini della guardia di finanza, dipendenti pubblici che truffano lo stato per cui lavorano. Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così non può funzionare. È un paese morto”. Parlando di meritocrazia, però, non ha dubbi sul figlio Alberto: “Quando mi chiesero di prenderlo, mi opposi: sapevo che avrebbero parlato di favoritismo. Ma insistettero, e mi convinsi che non potevo fare una discriminazione al contrario. Alberto è veramente bravo. Lo dimostra il successo dei programmi che conduce e dei libri che scrive”.

 

GM