Terremoto, la denuncia da Arquata: “Casette fatiscenti, ce ne andiamo”

(Websource / archivio)

Dovevano essere una soluzione (possibilmente temporanea) alla situazione di enorme disagio creata dal sisma del centro Italia, oltre che un simbolo della ricostruzione dei luoghi che ne son stati colpiti. Ma le ormai note “casette” sono diventate un’emergenza nell’emergenza. Finora sono 1.693 i “moduli abitativi” consegnati ai sindaci dei comuni colpiti dal sisma: 687 nel Lazio (488 ad Amatrice, 199 ad Accumoli), 418 in Umbria (Cascia, Norcia e Preci), 562 nelle Marche (11 località tra le quali Arquata del Tronto) e 26 in Abruzzo. Molte di queste strutture risultano però fatiscenti.  confermarlo, tra gli altri, Luigia D’Annibale e suo marito, sfollati di Arquata del Tronto, che ai colleghi del Quotidiano Nazionale hanno raccontato di due mesi “da incubo”.

Prima la caldaia che non funziona, poi le infiltrazioni d’acqua dal tetto, infine il tubo del bagno rotto. “Siamo stanchi, sfiniti. Pensiamo di riconsegnare le chiavi e andarcene”, dice Luigia, che dopo una lunga attesa per il suo modulo abitativo di legno (arrivato solo il 7 ottobre scorso) punta il dito contro quelle che definisce “casette fatte senza nessun rispetto per chi doveva andarci a vivere”. Nella “casetta” di Luigia vivono cinque persone: lei, suo marito e (il sabato e la domenica) tre figlie. Purtroppo, come accennato, la loro abitazione “provvisoria” non è come se l’immaginavano. “Prima non funzionava la caldaia, mancava la corrente – racconta la donna – . Poi le tubature gelavano, la mattina non avevamo l’acqua, hanno dovuto rifare i tubi mettendoci una protezione. E ancora, i boiler sono montati all’esterno, non è la posizione più adatta considerando che la notte il termometro scende fino a otto gradi sotto lo zero. E infine, l’acqua che entrava dal tetto dove hanno messo la carta catramata che però col freddo si stacca”.

Ci mancava poi il bagno a creare un nuovo problema. “Erano le 4 del mattino, ho sentito un rumore di acqua – spiega Luigia – . Pensavo che fosse pioggia. Mi sono poi resa conto che usciva acqua a fiotti dalla cassetta dello scarico”. E le riparazioni, ovviamente, sono a carico della famiglia assegnataria della casetta. Un problema dopo per l’altro per chi, come loro, il giorno del sisma ha perso parenti e amici sotto le macerie. “Se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti – continua la donna- . Si cerca di superare ogni cosa, si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso, non abbiamo la forza di sopportare anche questo. Abbiamo tirato fuori l’albero di Natale da sotto le macerie, ci avevamo pure provato a ricreare una situazione normale”. “Non vorremmo lasciare Arquata. Ma non è possibile vivere in questo modo, c’è sempre qualcosa che non funziona”, conclude.

EDS