Catania, oltre 50 morti sull’ambulanza della morte

ambulanza della morte
(Websource/archivio)

La Procura di Catania mesi fa aveva aperto un’inchiesta per omicidio dopo le rivelazioni di un pentito di mafia e i Carabinieri della compagnia di Paternò hanno concluso ieri l’indagine denominata “ambulanza della morte” con l’arresto di Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni accusato al momento di tre omicidi volontari. Altri due suoi colleghi sono indagati, ma al momento la procura non ha reso nota la loro identità.

Ils sistema era tanto perverso quanto semplice. Alcuni malati terminali venivano uccisi a bordo dell’ambulanza durante il tragitto tra l’ospedale di Biancavilla, dal quale erano appena stati dimessi poiché in fin di vita, alle loro abitazioni dove in teoria sarebbero dovuti andare a trascorrere le ultime ore della loro vita. I malati invece venivano uccisi attraverso l’iniezione di aria nel sistema sanguigno e poi i loro corpi venivano venduti per 300 euro ad una ditta di pompe funebri.

Il pentito  aveva spiegato: “La gente non moriva per mano di Dio, ma per guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50. Siccome era in agonia e sarebbe deceduto lo stesso, gli iniettavano dell’aria con l’agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia”. Un modus operandi che riusciva a non destare sospetti nei parenti. Poi approfittando del momento di grande dolore proponevano una ditta di pompe funebri dalla quale se tutto andava come doveva ricevevano le famose 300 euro.vErano i boss a mettere gli uomini sull’ambulanza, i soldi andavano all’organizzazione. I casi scoperti tra il 2012 e il 2016 sono oltre 50.

Il procuratore aggiunto Francesco Puleio ha parlato di comportamenti criminali che “anticipano il decesso di persone gravemente malate, allo stato terminale, per profitto, per denaro, con disprezzo totale della vita umana e della dignità della persona”. Agli indagati si contesta oltre all’omicidio volontario con l’aggravante mafiosa anche “l’avere agito con crudeltà verso le persone, di avere approfittato delle circostanze di tempo e di luogo tale da ostacolare la pubblica e privata difesa e di avere commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera”.

F.B.