Claudia Gerini, intervistata da Il Giornale in occasione della presentazione del suo ultimo film, coglie l’occasione per parlare un po’ di sè e rivela anche esperienze del passato piuttosto traumatiche: “Non sono una fifona. Non mi spaventa il buio né il vuoto. E neppure i famigerati insetti. Però non sono un supereroe. Pardon, una super eroina. E quando mi hanno rapinata me la sono vista brutta davvero. Mi sono ritrovata la canna di una pistola in faccia. Ero una ragazzina, in compagnia di una mia amica. All’ improvviso eravamo sotto tiro di quell’ arma. Ci hanno portato via tutto l’ oro che avevamo. È stato terrore. Puro. Fu un incubo”.
La Gerini parla anche di maternità surrogata, tema presente nel suo ultimo film: “Lo ritengo una forma di sfruttamento del corpo femminile e, come tale, condannabile. A meno che una donna non ne sia consapevole. Se non è costretta dalle necessità o dalla fame a dare alla luce un bambino per poi venderlo. Se ha parametri di istruzione e cultura che le permettano di distinguere il bene dal male. Allora forse si può anche fare”.
E poi chiude sul suo futuro lavorativo: “Non farò mai la regista. Prometto. Anzi giuro. Non è il mio mestiere. Non ho quella pazienza”.
F.B.
