Una donna in lacrime: “Dovevo partorire, hanno ucciso mio figlio”

Reina Natalia Valazquez
Reina Natalia Valazquez (screenshot video)

Reina Natalia Valazquez, 30 anni, e il marito Ignacio hanno vissuto un incubo, quando la donna è andata in un ospedale per partorire. Si trattava di una nascita prematura, alla 22esima settimana di gravidanza. Portata in ospedale, è stata la stessa donna a chiedere il cesareo, ma i medici hanno optato per un parto naturale in posizione podalica. La rischiosissima manovra ha causato la decapitazione del piccolo all’interno dell’utero della madre. La tragedia si è consumata all’ospedale Juan Domingo Peron di Tartagal.

“Quando sono arrivata hanno eseguito un’ecografia e il bambino era vivo perché abbiamo sentito battere il suo cuor” – ha accusato in un’intervista Reina Natalia Valazquez – “Quando mi si sono rotte le acque, il dottore mi ha portato in travaglio e ha iniziato a fare pressione sul mio stomaco per far uscire il bambino, nonostante non avessi contrazioni. Ho chiesto di farmi un taglio cesareo, ma mi hanno risposto che in quel momento non c’era nessuno in grado di farlo. Ha iniziato a fare delle manovre brusche: per me era molto doloroso e quando gliel’ho detto mi ha risposto di stare zitta e aprire le gambe”.

Il racconto si fa sempre più terribile: “A quel punto i piedi di mio figlio erano usciti: c’era un’ostetrica con lui e hanno iniziato a tirarlo fino a quando non è uscito. Io non avevo idea di quello che era successo: so che mi hanno portato immediatamente in chirurgia. Quando gli ho chiesto il perché mi hanno risposto che dovevano effettuare un cesareo per rimuovere la testa di mio figlio. Non mi hanno dato nessun’altra spiegazione. Adesso voglio giustizia perché ciò che è capitato a me non succeda ad altre mamme”. La povera mamma ha concluso disperata: “Dovrebbero licenziare l’ostetrica e il dottore che mi hanno fatto questo: hanno decapitato il mio bambino”.

Le parole del marito della donna e la replica dell’ospedale

Scioccato per l’accaduto anche il marito di Reina Natalia Valazquez: “Mia moglie ha iniziato a sentire dolore alle 4 del mattino, quindi l’ho portata all’ospedale. Quando è entrata in sala travaglio mi hanno mandato a comprare dei pannolini. Quando sono tornato, mia moglie piangeva e mi ha raccontato quello che era successo. Il giorno dopo ci hanno consegnato una scatola bianca con il corpo del nostro bambino”. L’ospedale ha però replicato attraverso le parole del direttore sanitario, Josè Fernandez: “I medici hanno deciso di non optare per un cesareo visto che signora Valazquez aveva una dilatazione di 11 cm. Il bambino era in posizione podalica, quindi il corpo è uscito prima: quando è arrivato il momento della testa c’è stato uno spasmo della cervice che ha compresso il collo del piccolo. L’ostetrica ha chiamato un altro dottore che ha tentato di liberarlo, ma durante le manovre è avvenuto il distacco del capo”.

Quindi promette collaborazione nelle indagini: “Abbiamo fornito i dettagli dell’incidente e i nomi dei medici e delle ostetriche coinvolti. Ufficialmente non c’è ancora nulla che provi che la morte del bambino sia stata causata dalla decapitazione. Non c’è motivo di sospendere questi professionisti dal loro posto di lavoro. Sarà un giudice a stabilire se sono colpevoli o no”. La vicenda ricorda diversi episodi di decessi per parto avvenuti nel nostro Paese e dimostra che non solo l’Italia è vittima di gravi episodi di malasanità. Un altro dramma in corsia quello di Rocio Cortes Nunez, 25 anni, già mamma di due figlie,  morta dopo aver partorito. La donna è stata decapitata dall’ascensore mentre veniva trasferita di reparto.

GM