L’allevatore di capre offre lavoro: “Cerco giovani mungitori e non ne trovo”

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Trovare un mungitore competente e possibilmente giovane è un’impresa. Così dice Umberto Signorini, fondatore e titolare dell’azienda agricola San Martino, con allevamento di capre e lavorazione di prodotti caseari e insaccati. Una realtà, la sua, a “economia circolare”, con gli scarti organici che producono bioetanolo nell’impianto a biomasse, con sede a Occimiano, nel Casalese (Alessandria). Basta qualche numero a rendere l’idea: 1.200 capre in lattazione, 96 postazioni per mungitura, un milione di litri di latte annui, circa 400 ettari a erba medica per l’alimentazione delle capre e una produzione di formaggi della linea Caprolotto, stagionati negli infernot, e “mocette” di capra.

Ebbene, a detta di Signorini “in agricoltura ci sono posti di lavoro ma non si trovano giovani preparati”. Tanto che lui ha deciso di rivolgersi all’Università del Piemonte Orientale. Perché intende crescere, passando dai primi 240 capi di razza Saanen, in due/tre anni, a 3.500 animali. Ma per ampliare la produzione “è necessario avere personale adeguato” dice alla Stampa. E qui sta il problema. Signorini si è trasferito dal Milanese in Monferrato. Alle porte della sua azienda hanno bussato circa 200 candidati in cerca di lavoro, i cui curricula sono stati esaminati da lui personalmente. Ma tra i 50 aspiranti mungitori di capre, di cui aveva particolare bisogno, finora solo uno è stato assunto. “La maggior parte – racconta l’imprenditore – si proponeva per ruoli amministrativi, non avendo idea alcuna su come è fatta un’azienda e meno che mai nozioni agricole, che invece dovrebbero essere il nostro e loro futuro”.

Di qui l’idea di coinvolgere l’Università del Piemonte Orientale e varie aziende del territorio con l’obiettivo “di creare una vera cerniera tra la teoria scolastica e la pratica nelle aziende. I ragazzi devono capire cosa significano ordini di magazzino, inventari, insomma come è fatta un’azienda”. A partire dalla mungitura, appunto. Gli stage avviati dalle scuole nelle aziende, fa notare Signorini, “sono troppo brevi e non s’impara un mestiere in 15 giorni”. Per questo entro fine gennaio intende attivare corsi che coinvolgeranno aziende e università e che faranno luce sulle vere necessità di chi produce, al fine di formare “esperti” dei processi lavorativi. “Sbaglia chi pensa a queste attività come lavori facili: ci vuole testa”, conclude. E cuore, aggiungiamo noi.

EDS