
L’immunoterapia oncologica è ormai una scienza a tutti gli effetti. L’idea di far leva sul sistema immunitario per combattere il cancro è già passata dai laboratori agli ospedali, grazie a una serie di nuove tecnologie che consentono di sviluppare anticorpi sintetici in grado di controllare la forza e la durata della risposta immunitaria. Certo, l’immunoterapia oncologica non è adatta a tutti i pazienti. Solo una minoranza di malati affetti da particolari forme di cancro risponde positivamente a questo tipo di trattamento. Ciò detto, è destinata a far discutere la nuova scoperta del dottor Rony Dahan, uno scienziato israeliano del Weizmann Institute che, in collaborazione con il suo tutor di post-dottorato alla Rockefeller University, ha congegnato un farmaco immunoterapico 30 volte più efficace dei composti esistenti contro la CD40, una proteina coinvolta nell’attivazione immunitaria.
La messa a punto del nuovo farmaco è stata possibile grazie a inedito modello di cavia sviluppato dal dottor Dahan nel suo laboratorio, e concepito in modo tale da esprimere la stessa versione della proteina CD40 che si riscontra negli esseri umani, replicandone l’interazione degli anticorpi con le cellule immunitarie. Lo scienziato ha deciso di analizzare in particolare l’interazione con i recettori Fc, individuando quelli più efficaci nella stimolazione della risposta immunitaria. “Abbiamo scoperto che i farmaci esistenti, non essendo concepiti allo scopo di colpire i recettori Fc, provocavano solo una modesta attività clinica”, spiega. “Così abbiamo messo a punto un farmaco di seconda generazione che colpiva determinati recettori Fc e ne ottimizzava l’effetto positivo. I risultati sono stati così lampanti, e così incoraggianti, che il nostro farmaco è stato già avviato all’indagine clinica”. Il prossimo obiettivo del ricercatore sono i test clinici di prima fase.
Dahan ha poi utilizzato lo stesso approccio per esaminare alcuni dei farmaci immunoterapici più promettenti nell’ambito della lotta contro il cancro, rilevando inedite interazioni Fc-anticorpi che potrebbero essere sfruttate per creare farmaci più efficaci in futuro. Il principale ambito di ricerca è infatti quello dell'”impronta digitale Fc”. “Voglio capire meglio come il sistema immunitario colpisce i tumori – conclude l’esperto – e potenziare l’immunoterapia oncologica”.
EDS