Vitalizi, scatta l’aumento per gli ex consiglieri della Regione Lazio

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(Websource/archivio)

Da ieri sono scattati gli aumenti per i vitalizi riservati a chi ha ricoperto la carica di consigliere regionale della Regione Lazio dal 2013. Era il periodo in cui venne eletto governatore Nicola Zingaretti ed in cui bisognava dare un colpo di spugna alla notizia che aveva destato grosso scandalo riguardo agli sprechi ed i festini messi in atto da diversi ex membri dell’Ente, come ad esempio gli allora consiglieri Franco ‘Er Batman’ Fiorito di Forza Italia e Vincenzo Maruccio di Italia dei Valori. In risposta a ciò, venne introdotto un taglio relativo al triennio 2015/2017 che però, con lo scoccare del 2018, ha cessato di esistere. Di fatto, nelle quattro aliquote calcolate all’interno dei contributi assegnati a chi ha avuto l’onore di vestire i panni di consigliere della Regione Lazio, sono scattati da questo 1° gennaio degli aumenti, come riportato dall’edizione odierna del quotidiano ‘Il Messaggero’.

Vitalizi, tutto torna come prima

Ad esempio, chi percepiva seimila euro o più di vitalizi vedrà ora aumentare la propria pensione di 700 euro. Per chi prendeva ‘soltanto’ 1500 euro l’aumento è più modesto, appena 120 euro. Non mancano poi i casi in cui ci sono parlamentari che prendono una doppia pensione, sia dalla Regione Lazio che da un altro ente (nazionale, europeo o addirittura da parte di un’altra Regione). Tra i provvedimenti diventati temporaneamente operativi tre anni fa ci fu anche l’innalzamento dell’età pensionabile per i consiglieri dai 50 ai 65 anni, con la possibilità di anticipare a 60 ma con un taglio del 5% su ogni anno. E ad oggi sembra difficile ipotizzare che possa essere proposto all’ordine del giorno un provvedimento per inserire nuovi tagli, visto che tutte le attenzioni sono catalizzate sulle elezioni amministrative già in programma per il prossimo 4 marzo e quindi le priorità sono altre. Intanto, in tema di vitalizi, nei mesi scorsi la trasmissione tv ‘Le Iene’ aveva parlato polemicamente della pigrizia e della non intenzione da parte del Senato di promulgare l’emendamento che ne avrebbe reso esecutivo il taglio sugli emolumenti destinati ai parlamentari.

S.L.