
“Io devo molto ai giornali. Mi hanno insegnato la chiarezza, perché se devi ‘tradurre’ una cosa per un lettore che non ha la tua formazione, questa deve essere chiarissima innanzitutto a te. Poi la stessa chiarezza io mi sforzo di portarla nei testi critici, perché io voglio essere capita. Quando uno non è chiaro è perché non ha chiaro che cosa vuole dire”. Sono queste le parole che esprimono al meglio la filosofia di vita e l’approccio al lavoro del giornalismo e dell’insegnamento dell’arte di Lea Mattarella.
La nota e stimata critica d’arte e storica collaboratrice di quotidiani come La Stampa e Repubblica è morta all’età di 54 anni. La Mattarella era malata da tempo ma non si era mai fermata né data per vinta e fino all’ultimo ha lavorato e portato avanti le sue passioni. Docente all’Accademia di Belle Arti di Roma, aveva curato moltissime mostre che trattavano in particolare il tema delle donne nell’arte. Era figlia di Antonino Mattarella, fratello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
I funerali si sono svolti oggi a mezzogiorno nella Chiesa degli Artisti di Roma, città nella quale viveva insieme al compagno Giangiotto Borrelli, anche lui storico dell’arte, e l’amata figlia Ottavia.
F.B.