Sacchetti della frutta a pagamento: la verità di Matteo Renzi

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(websource/archivio)

Tiene banco, nel nostro Paese, la polemica sulle norme che impongono di prezzare i sacchetti biodegradabili di frutta e verdura. Sotto accusa finisce Matteo Renzi, che avrebbe voluto la norma per fare un favore a un’amica che quei sacchetti li produce. Per fare chiarezza: la direttiva del 2015 chiamata in causa dagli esponenti di maggioranza non parla di alcuna procedura d’infrazione, anzi all’interno di questa si legge che “le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse dagli obiettivi di utilizzo nazionali” e che quindi possono essere esentate da sovraccosti. Va detto che comunque non c’è alcuna stangata per i consumatori, poiché secondo i calcoli dell’Adoc il sovraccosto dovrebbe aggirarsi al massimo intorno ai sei euro annui pro-capite.

Sulla questione, nelle scorse ore, ha preso parola Matteo Renzi su Facebook: “L’ultima che sta girando molto via sms è che avrei organizzato un complotto per aiutare miei amici e cugini di terzo grado impegnati nella fabbricazione di sacchetti. Ebbene sì. Voi non immaginate quanto sia diabolica la nostra mente: prepariamo complotti tutti i giorni, anche tra San Silvestro e Capodanno”. L’ex premier ha sottolineato: “La storia è molto semplice. Nel 2017 l’Italia ha attuato una direttiva europea che tende a eliminare la plastica dai sacchetti. L’obiettivo sacrosanto è combattere l’inquinamento alla luce degli impegni che abbiamo firmato a Parigi e che rivendichiamo: noi a differenza di Trump non abbiamo cambiato idea”.

“E quanto all’accusa che il Parlamento lo avrebbe fatto per un’azienda amica del PD vorrei ricordare che in Italia ci sono circa 150 aziende che fabbricano sacchetti prodotti da materiale naturali e non da petrolio” – spiega ancora Matteo Renzi – “Hanno quattromila dipendenti e circa 350 milioni di fatturato. Anziché gridare al complotto dovremmo aiutare a creare nuove aziende nel settore della Green Economy senza lasciare il futuro nelle mani dei nostri concorrenti internazionali. I posti di lavoro del domani sono in settori come questi, vanno creati e coltivati: oppure si pensa davvero che vivremo tutti di sussidi, assistenzialismo e redditi di cittadinanza?”.

Quindi la speranza che “alla fine del 2020 le aziende italiane attive nell’economia verde siano il doppio di quelle che sono oggi e facciano meglio dei concorrenti globali, specie quelli del Sud Est asiatico che in questo settore stanno investendo molto”. Renzi conclude: “Noi faremo la campagna elettorale seriamente, parlando dei problemi veri e offrendo soluzioni. Per pulire l’Italia dall’inquinamento ambientale e anche da quello delle fake news. Chi vuole inventare bugie si accomodi pure, noi non lo seguiremo. Buon complotto a tutti”. Ma come abbiamo visto, nel caso in questione, le ‘bufale’ – o fake news – vengono raccontate sia da parte di chi sostiene il provvedimento, che da coloro che hanno alzato il polverone.

GM