Pedofilo rapisce la figlia degli amici e la chiude in un bunker

(Websource/Archivio)

La terribile storia di violenza, abuso e segregazione di Katie Beer risale al lontano 1992, ma la crudezza di quegli eventi è tale da avere risalto ancora oggi. Tutto è cominciato il 28 dicembre del ’92 quando l’architetto di Long Island, John Esposito, un uomo di mezz’età single ed emarginato, ha messo in atto il suo perverso proposito. L’uomo, infatti, progettava già da tempo di rapire la bambina, Katie aveva appena 9 anni, e di segregarla per farla diventare la sua schiava sessuale e la madre dei suoi figli. Ma affinché il suo piano funzionasse, John aveva bisogno di un bunker in cui rinchiuderla, così nei mesi precedenti aveva costruito una prigione sotterranea sotto il suo garage.

Con tutto pronto l’uomo si è presentato a casa degli amici ed ha chiesto di poter portare Katie al parco, una richiesta fatta in altre occasioni che non ha impensierito gli amici. Potrebbe sembrare strano che la coppia non si sia preoccupata di tanto interesse, ma in seguito è emerso che la matrigna Linda era solita maltrattare la bambina e che il padre Sal abusava di lei quotidianamente. Portata la piccola al parco Esposito le ha detto che se veniva a casa sua le avrebbe dato un regalo, Katie non sospettava niente e lo ha seguito con gioia.

Arrivati nell’appartamento l’uomo ha chiuso la bambina nel bunker e chiamato la polizia per denunciare il rapimento. Gli investigatori non erano convinti della sua versione dei fatti ed hanno effettuato una perquisizione in casa sua alla ricerca della bambina. La ricerca si è rivelata infruttuosa, ma la polizia era sicura che il colpevole della scomparsa di Katie era John anche perché le riprese all’interno del parco dimostravano che aveva mentito sul rapitore, così hanno continuato a metterlo sotto pressione. Messo alle strette, dopo 17 giorni di prigionia e abusi, l’uomo si è consegnato alla polizia conducendo gli agenti nel bunker.

F.S.