Ossessionato dalla gelosia: terribile la fine della donna marocchina

Khadija Bencheikh
Khadija Bencheikh (foto dal web)

Sono due le persone fermate nei giorni scorsi per l’omicidio di Khadija Bencheikh, la donna marocchina di 46 anni il cui cadavere è stato ritrovato nelle campagne di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona una settimana fa. La donna uccisa dal 1998 risiedeva in Italia e svolgeva diverse mansioni come badante o addetta alle pulizie. La sua identità è stata confermata dai rilievi effettuati dalla Scientifica, che è riuscita a svolgere il lavoro in breve tempo. I due fermati sono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Si tratta di Agim Ajdinaj, albanese di 51 anni, e del nipote di lui, il 27enne Lisand Ruzhdija. Terribile la ricostruzione del delitto: Khadija Bencheikh, secondo quanto hanno rivelato i primi risultati dell’autopsia, è stata colpita più volte violentemente alla testa con un corpo contundente non affilato che ha provocato lesioni al cervello. Il suo corpo è stato fatto a pezzi e poi i resti sparsi per i campi: chi l’ha uccisa sperava che i cinghiali la mangiassero facendo sparire ogni traccia. Agim Ajdinaj è il compagno della vittima: l’avrebbe uccisa in un impeto di gelosia, per poi farsi aiutare dal nipote a far sparire il corpo. A incastrare i due le celle dei cellulari, agganciate in località Gardoni, dove il cadavere della vittima è stato abbandonato dopo essere stato fatto a pezzi.

Molto sconcerto suscita il fatto che il convivente di Khadija Bencheikh avesse rilasciato in precedenza un’intervista, sottolineando: “Per me Khadija era Dio. Le devo tutto, era la mia vita. Sono sconvolto, non posso pensare che il mio angelo non c’è più. Khadija non poteva avere nemici. Era una donna molto buona, non ha mai fatto del male a nessuno. E se l’obiettivo fosse stato lui? Se qualcuno ce l’aveva con me, perchè hanno ucciso lei invece di me, allora?”.

GM