La guerra dei sacchetti: “Fate la spesa da noi, sono gratis”

(websource/archivio)

Come praticamente tutti sanno, con il nuovo anno è entrata in vigore una norma che sta comportando una nuova spesa per gli italiani: i sacchetti ultraleggeri utilizzati per imbustare frutta e verdura devono essere tutti biodegradabili e compostabili, misura che impone di fatto un costo accessorio a singolo pezzo. La norma ha comportato una vera e propria rivolta del web, tant’è che Matteo Renzi – messo sotto accusa per presunti favoritismi a un’azienda amica – ha dovuto giustificare quanto avvenuto.

Intanto, però, qualcuno è riuscito a trovare un modo banalissimo di aggirare questa norma “ecologica”: distribuire buste di carta anziché i sacchetti bio della discordia. Succede nei discount del gruppo Dpiù, che fa riferimento alla holding Maxi Di srl con sede a Belfiore nel Veronese. I consumatori sembrano apprezzare molto l’idea: “Una piccola novità che ti permette di risparmiare qualche soldino. È un segno di buona volontà che apprezzo”, spiega una cliente intervistata da un portale di informazione locale. Ma in generale, fuori dai supermercati, il dibattito sembra proseguire imperterrito: alcuni sottolineano che si tratta di polemiche strumentali contro Matteo Renzi, altri osservano che l’ex premier avrebbe favorito un’amica imprenditrice.

“La gente si mobilita con la massima determinazione e indignazione quando una normativa va a toccare gli aspetti più pratici e concreti dell’esistenza quotidiana”, aveva chiarito Elisabetta Ambrosi, nei giorni scorsi, in un intervento sul ‘Fatto Quotidiano’, giustificando il perché di tanta rabbia: “Il sacchetto del supermercato è forse il simbolo più emblematico della vita di tutti i giorni, perché coinvolge frutta e verdura, che consumiamo regolarmente. Per questo la legge, che costringe i consumatori a cambiare un’abitudine e a farlo in peggio, ha ricordato in qualche modo le odiose gabelle sul pane che leggiamo nei libri di storia”.

GM