
La prima a riaprire il tema, mai sopito per la verità, delle molestie nel mondo dello spettacolo era stata l’attrice francese Catherine Deneuve: “Lo stupro è un reato. Ma tentare di sedurre qualcuno, anche in maniera insistente o maldestra, non è un reato, né la galanteria è un’aggressione del maschio. Questa giustizia sbrigativa ha già fatto le sue vittime, uomini puniti nell’esercizio del loro lavoro, costretti a dimettersi, avendo avuto come unico torto quello di aver toccato un ginocchio, tentato di strappare un bacio, o aver parlato di cose intime in una cena di lavoro, o aver inviato messaggi a connotazione sessuale a una donna che non era egualmente attirata sessualmente. Difendiamo la libertà degli uomini di importunarci”.
La discussione nel nostro Paese era subito diventata materia di campagna elettorale quando Berlusconi, presente a Porta a Porta, aveva applaudito a queste frasi aggiungendo: “Quelle della Deneuve sono parole sacrosante. Ogni femmina ama essere corteggiata, nel mio caso sono le altre a dichiararsi. Ma comunque mi sembra una cosa bella essere galanti, purché non se ne oltrepassino i limiti”.
La Boldrini, che già aveva criticato aspramente e direttamente la Deneuve (“violenza e galanteria non sono la stessa cosa” aveva detto), oggi critica anche il presidente di Forza Italia: “Non si può buttarla a tarallucci e vino facendo finta che sono cose su cui ci si può ridere sopra. La questione molestie non la si sdogana come ha fatto Berlusconi. Il corteggiamento è gradito quando è corrisposto, ma qui parliamo di molestie e vuol dire che tu non lavori se non mi concedi quello che voglio. Mischiare le due cose è una mistificazione, un problema serio. Questo non è accettabile e non è rispettoso”.
F.B.