“Tra noi fu passione ardente”. Sgarbi rivela l’amore per Marina Ripa di Meana

(Websource/archivio)

A pochi giorni dalla scomparsa di Marina Ripa di Meana, uno Sgarbi come sempre schietto e sincero, ha voluto far sapere tramite un intervista a Dagospia, il suo rapporto con la donna stilista e scrittrice italiana: “E’ stata bella e storica, personale e personalistica, ma anche pubblica, artistica. Perché Marina nel mondo dell’arte è sempre stata un personaggio di respiro internazionale. E la sento ancora vicina quando guardo mia figlia Evelina, che sembra avere in comune con Marina lo stesso carisma”. Tono basso, quasi incredibile immaginarlo così, lui che della polemica ha fatto il suo cavallo di battaglia. Prosegue: “Pare che recentemente Marina abbia confessato a un’amica comune che io sono stato l’uomo che ha amato di più nella sua vita, al di là di ogni giudizio morale, del suo legame, forte, indissolubile, forse, con Carlo Ripa di Meana. Mi amava, mi aveva amato, forse perché in me vedeva il suo doppio maschile, nella sua straripante femminilità”. Il Vittorio che non ti aspetti, non quello classico sempre in lite col mondo, ma un uomo che ricorda una parte importante della sua vita andata via per sempre: “Una storia, la nostra, iniziata 40 anni fa, lei era splendida, bellissima, famosa. Era il 1977. Io ero troppo giovane, troppo sconosciuto per quel giro, il suo giro”.

Lei era sposata col primo marito, Alessandro Lante della Rovere, un duca troppo fragile per competere con l’esuberanza della donna, piena di fuoco, di passione e di follia. Completamente l’opposto il secondo, Carlo Ripa di Meana, nobile non ricco, intellettuale estremamente riflessivo e dotato di una tolleranza empatica che gli ha permesso di conoscere tutto della moglie, senza ipocrisia e al di là dei tradimenti. Marina lo ha amato veramente, per trent’anni, proprio per questo e ricorda: “Dal primo incontro tra me e Marina sarebbero passati altri 12 anni, era forse il 1990, anzi era proprio quell’anno. Io nel frattempo ero diventato conosciuto, famoso, per le mie esternazioni da Maurizio Costanzo. Ci incontrammo, conobbi Carlo Ripa, il suo secondo marito. Era l’epoca di Craxi, loro gli erano legatissimi. E fu passione ardente. Una passione che prevedeva anche il sesso, certo, ovvio, ma Marina era presa anche da un’idea artistica della nostra coppia, che sembrava riproporre l’unione tra Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore americano e la moglie Zelda. Marina e io sembravamo una coppia letteraria, un libro vivente. Giravamo per il mondo con amiche alternative, anche pornostar, i fotografi ci riprendevano, non ci nascondevamo, per noi era come se non ci fossero stati, eravamo assolutamente naturali nella nostra trasgressione sincera, mai ipocrita, ma senza ostentazione”.

Un amore alla luce del sole che ha confermato ancor di più, quanto nella loro vita, siano stati veri, in qualunque occasione: “Più che amanti sembravano a volte due rivali: chi avrebbe avuto più potere sull’altro? Più che altro Marina è stata una femminista, in competizione con i suoi partner, li dominava attraverso la sua ardente femminilità. Conquistava e dominava gli uomini non usando le loro stesse armi, come il potere o la forza, ma con le peculiarità tipiche della donna. E quando dico dominava, era totale. Era una sorta di femminismo rovesciato: la potenza della grande femminilità contro il maschilismo”. Ma  Sgarbi è stato l’unico a tenerle veramente testa: “E’ forse per questo che tra noi sembrava funzionare. Ma se il fuoco è troppo forte, brucia, consuma, sfinisce e al primo, seppur grave, attrito facile che il distacco sia traumatico. Il distacco accadde quando io in un editoriale li criticai per Craxi. Carlo Ripa da un punto di vista politico e lei da un punto di vista umano. Si smarcarono da Craxi quando lui andò in disgrazia, finsero quasi di non averlo mai conosciuto, mi querelarono e pagai milioni”. Un rapporto sgretolatosi per punti di vista, opinioni opposte, dalla diversa corrente politica dell’epoca. Nonostante questo però, altri incontri tra i due non sono mancati, ma ormai era troppo tardi e la frattura definitiva è arrivata a Spoleto, quando Marina rovesciò su Vittorio, della Pipì d’artista. Questo il suo pensiero al riguardo: “Pipì passata, in questi anni ho rivisto Marina molte volte. Se l’ho amata? Forse sì, o forse ho amato di più quel suo essere talmente donna da affrontare qualsiasi uomo, compreso me, che non mi sono mai piegato. Forse semplicemente perché era bello stare con lei”. Ti crediamo Vittorio, nel bene o nel male, dici sempre la verità.

GVR