
Quanto accaduto al reparto di Medicina B all’ospedale Carlo Urbani di Jesi, dimostra che di fronte ad un’opportunità di guadagno illecito non c’è rispetto nemmeno per la morte. Giorno 2 gennaio Piero Corsetti è deceduto a 79 anni dopo una lunga degenza ospedaliera. I familiari si sono stretti nel dolore e qualcuno, approfittando della loro sofferenza, ne ha approfittato per sfilare dalla mano dell’uomo la fede nuziale. L’episodio ha fatto infuriare i familiari della vittima che a quella fede ci tenevano più per una questione affettiva che non per il suo valore economico. Spinti dal desiderio di giustizia i parenti dell’uomo hanno sporto denuncia ai Carabinieri contro ignoti.
La ricerca del colpevole non è agevole, nessuno infatti si era accorto del furto mentre il caro estinto si trovava in ospedale, ma solo successivamente, quando sono andati a rendergli omaggio alla casa del commiato di Santarelli. I figli della vittima sono, dunque, tornati in ospedale per denunciare quanto accaduto alla dottoressa che si era occupata delle cure del padre. Il medico si è scusato con loro per l’inconveniente ed ha fatto controllare la stanza in cui era ricoverato, ipotizzando che la fede fosse scivolata dal dito dell’uomo mentre le infermiere lo spostavano dal letto alla bara in metallo su cui è stato trasportato in obitorio.
La ricerca è stata infruttuosa ed i parenti di Piero sono convinti che qualcuno del personale abbia approfittato della loro distrazione per rubare l’anello. D’altronde come hanno spiegato ai media locali: “Oltretutto noi eravamo lì, Piero aveva le mani e le dita gonfie, era impossibile che la fede potesse scivolare. Un’ipotesi avanzata dalla dottoressa del reparto, che informata del grave fatto, oltre a scusarsi, ha detto che avrebbe mandato un’infermiera a controllare sul pavimento. Ma la fede non è stata trovata. Vogliamo giustizia e che i responsabili di questo gesto vergognoso vengano puniti. Non è tanto il valore commerciale, quanto il valore affettivo”.
F.S.