“Secondo figlio? Non credo”. Problema cardiaco per Katia Folletta

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Siamo abituati a vederla col sorriso stampato sul suo volto, una sguardo ricco di gioia e una simpatia innati che ha fatto innamorare milioni di fans. Eppure, nella vita privata, la comica e conduttrice televisiva, Katia Folletta, ha avuto attimi di sconforto e paura. Lo ha raccontato al Corriere della Sera, raccontando un pò più profondamente, la Katia mamma e moglie, ben diversa da quella che conosciamo tramite una telecamera: “Il mio cuore è malato”. Quel giorno, nel 2006, ero in macchina, stavo guidando, quando improvvisamente mi si è appannata la vista e non so come dire, non sentivo più il cuore”. E aggiunge: “La cosa buona che ho fatto, dopo aver pensato che stessi per morire è stata andare subito, quel pomeriggio stesso, in ospedale. All’inizio mi avevano detto che non avevo niente. Anzi, la cardiologa era quasi un po’ scocciata. Ma ho deciso di approfondire e si è scoperto così che avevo questa patologia, la stessa di mio padre”. In poco tempo cosi, la scoperta. Si tratta di una cardiomiopatia ipertrofica non ostruttiva congenita ed ora la comica ha iniziato una terapia destinata a protrarsi a lungo termine: “Dovrò continuarla a vita. Il suggerimento è fare dei controlli anche se non si avvertono sintomi”.

Una malattia ereditaria dunque, che ha recato spavento e paura nella donna ora 42enne (30 anni all’epoca della scoperta). Dalla paura alla consapevolezza di fare una vita, nel complesso normale, dove crearsi una famiglia ed avere bimbi, è al centro del programma. Katia infatti, ha già avuto una bimba e nonostante le paure iniziali, la gravidanza non è stata un problema: “Non tanto la gravidanza, anche se era escluso un parto naturale. Ma c’era il 50 per cento di probabilità che Agata ereditasse la cardiomiopatia. Per fortuna non è così, ma nell’ipotesi di un secondo figlio è una riflessione che, da un paio d’anni, faccio. A 42 anni sapere di poter mettere al mondo un figlio che può avere questi problemi mi fa dire che no, non lo farei”. Una scelta saggia quindi, dettata dal buon senso, perchè tutto può andare per il verso giusto, ma quella possibilità, seppur remota, che un figlio possa ereditare una patologia simile, le tiene il freno a mano tirato. Come darle torto.

GVR