
Mentre prosegue la protesta dei sindaci dei comuni terremotati contro le Sae incompiute, arriva ora un’altra doccia fredda: da metà dicembre è ripreso il pagamento delle imposte. A comunicarlo, con una lettera ai 140 sindaci del cratere, è il Commissario per la ricostruzione del Centro Italia, Paola De Micheli, che ha preso il posto di Vasco Errani. I primi a essere colpiti sono i titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo e gli esercenti attività agricole. Ma a creare la polemica è soprattutto il contenuto della lettera, che invita di fatto a contrarre prestiti indicando una lista di Istituti di credito aderenti a una convenzione (Plafond Moratoria Sisma Centro Italia) stipulata tra lo Stato, tramite la Cassa Depositi e prestiti, e l’Associazione delle banche italiane (Abi).
I crediti – esplicita la lettera – avranno la garanzia dello Stato e verranno erogati “a tassi agevolati da Istituti come Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. Oppure da banche locali quali Bcc del Velino, Bcc di Basciano, Bcc di Spello e Bettona, la banca dei Sibillini”. Nello specifico, “i soggetti titolari di reddito di impresa e di reddito di lavoro autonomo e gli esercenti attività agricole possono chiedere alle banche un finanziamento agevolato per il pagamento dei tributi 2017 e 2018″. Stando a quanto previsto la Cassa Depositi e Prestiti “erogherà i fondi alle banche contraenti che – a lor volta – procederanno all’erogazione dei finanziamenti sui conti correnti intestati ai singoli beneficiari”.
Durissimo il commento di Francesco Pastorella, uno dei coordinatori dei comitati di terremotati, che ha sottolineato a ‘Cronache Maceratesi’: “Riteniamo gravissimo che il commissario De Micheli e il Governo non si rendano conto di come le predette categorie non siano ancora nelle condizioni di produrre, generare profitti e quindi pagare le tasse”. Poi aggiunge: “La lettera inviata ai sindaci è emblematica della lontananza abissale della politica dalle reali esigenze dei terremotati e delle piccole imprese”. Ma non è l’unico a polemizzare e c’è chi evidenzia: “Si preoccupassero di preparare incentivi e interventi strutturali per evitare la chiusura delle aziende (quasi 2mila) e la perdita di posti di lavoro (quasi 20mila) anziché proporre convenzioni con le solite banche”.
GM