
Qualcuno ha scomodato Nabokov e il suo romanzo ‘Lolita’ per raccontare la vicenda di Massimo De Angelis, il professore dell’istituto gesuita “Massimo” di Roma arrestato per violenza sessuale con l’accusa di aver avuto una relazione con una sua studentessa 15enne. Di fronte al gip, il prof ha sostenuto di essere innamorato di quella ragazzina, ammettendo le proprie responsabilità: “È tutto vero quello che è successo. Ma io ero innamorato di lei. Una cosa del genere non mi era mai successa in 25 anni di insegnamento. È stato un rapporto consenziente”.
“Chiedo scusa a tutti a cominciare dai genitori della ragazza” – ha detto ancora il professore durante l’interrogatorio – “Ho tradito me stesso, gli studenti, i miei colleghi e l’istituto. Sono talmente triste che ho anche tentato il suicidio”. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Stefano Pizza, era partita a dicembre, quando i genitori della ragazza avevano notato alcuni atteggiamenti sospetti. Poi quel messaggio di testo: “Ciao amore che fai di bello?”. Ma non era l’unico sms sospetto.
C’è infatti una frase decisamente spinta: “Ho una voglia pazzesca di sentire l’audio di ieri”. Il gip Annalisa Marzano gliela contesta in maniera particolare: “Quest’ultimo messaggio deve evidentemente collegarsi a quanto dichiarato dalla ragazza circa i messaggi audio, con gemiti a sfondo sessuale, che i due si scambiavano”. Ma Massimo De Angelis si mostra ora davvero pentito dell’accaduto: “Ero entrato in un gioco affascinante”. Un “gioco” che non gli costerà solo la carriera: il prof rischia una durissima condanna.
GM