Carola Rackete shock: “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”

Carola Rackete, la rivelazione shock: “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”

Carola Rackete, capitano della Sea Watch, famoso per l’attracco della nave di salvataggio nel porto di Lampedusa, ha fatto una rivelazione shock nell’intervista ai microfoni tedeschi di Zdf. Ecco le sue dichiarazioni: “Il ministro dell’Interno tedesco (Horst Seehofer) insistette perché i migranti venissero registrati in Italia. Ciò vuol dire che una soluzione ci sarebbe potuta essere”.

Inizialmente sono montate diverse polemiche riguardo queste parole, tradotte dai vari Tpi e Il Giornale, per una possibile deviazione del senso delle parole del capitano. Le verifiche però hanno portato come risultato la corretta traduzione da parte delle testate italiane e quindi una conferma delle rivelazioni che destano alquanto scalpore

Carola Rackete, l’intervista integrale a Zdf

Quella che per molti è un’eroina, ma per altri una semplice donna che ha trasgredito le regole e sarebbe dovuta andare in carcere, ai microfoni di Zdf non si è fermata alla suddetta rivelazione. Ecco l’intervista integrale: “Quello che è interessante nel nostro caso è che, un giorno dopo che avevamo fatto il salvataggio, la città di Rottenburg si era dichiarata pronta a prendere i fuggiaschi. La città del Baden-Wuerttemberg era pronta anche a mandare un bus finanziato da donazioni ma l’operazione avrebbe dovuto ricevere un permesso”.

Se aveva pensato alle conseguenza delle sue decisioni: “Le conseguenze mi erano chiare, ma abbiamo scelto quella che per noi era la priorità e per un capitano la priorità sono le persone a bordo della nave. Le condizioni di salute dei naufraghi erano molto peggiorate e i medici ci dissero che dovevamo attraccare in porto”.

Se è giusto che ci sia un limite numerico sui salvataggi dei migranti: “No, a dire il vero. La Germania e altri paesi europei hanno una responsabilità storica per la situazione attuale e per le strutture di potere che lì si sono create. Dobbiamo assumerci quindi la responsabilità di tirarli fuori dalla situazione in cui li abbiamo condotti”.

Sulle voci che l’accusano di favorire il business dei migranti: “Sarebbe interessante chiedere ai migranti stessi che cosa ne pensano di questa teoria. Chiedergli perché fuggono. Le storie che ho avuto modo di ascoltare in prima persona raccontano di violenze, di schiavitù, di stupri. Credo sia questo il motivo per cui fuggono”.

Se ripeterebbe quanto fatto: “Abbiamo bisogno di navi che portino avanti i salvataggi. Statisticamente meno navi ci sono più persone muoiono e il programma Frontex vuole in questo momento aumentare i droni invece delle navi, ma i droni non possono salvare nessuno”. Non si è per nulla pentita e, alla domanda ‘Partiresti di nuovo?’, risponde: “Se manca un capitano e non c’è nessuno pronto a salpare, allora sì, partirò senza dubbio”.

M.D.G