Matteo Renzi, nuovo partito: come si chiama, quanti parlamentari avrà

Matteo Renzi, nuovo partito: è atteso soltanto l’annuncio ufficiale, che potrebbe arrivare già domani, sulla formazione alternativa dell’ex premier.

Matteo Renzi, nuovo partito: ormai la domanda non è se succederà, ma soltanto quando. Perché nonostante ancora nelle ultime ore in molti stiano provando a fargli cambiare idea, l’ex leader del Pd ha deciso. E l’annuncio potrebbe arrivare già domani sera, 17 settembre, durante la sua ospitata a ‘Porta a Porta’ su Rai 1 (registrazioni dalle 18).

A confermarlo sarebbero stati alcuni suoi collaboratori fidati, sentiti oggi dall’Huffington Post. In realtà certezze non ne ha nessuno, se non direttamente Matteo Renzi, ma l’aria che tira nelle ultime ore in casa Pd è quella di un addio. Non necessariamente scissione, quanto piuttosto un nuovo schieramento indoipendente e in grado di poter essere ago della bilancia. Nelle scelte presenti e future del Paese così come nelle alleanze, a partire da quelle in vista delle prossime Regionali.

Molti pensavano che l’annuncio sarebbe arrivato fra un mese, in occasione della nuva Leopolda a Firenze. Ma Matteo Renzi giocherà d’anticipo per mettere in chiaro i suoi piani. Fare squadra adesso e vedere chi dal 18 ottobre, quando buona parte del Pd sarà radunato nel capoluogo toscano, aderirà al nuovo partito.

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Matteo Renzi, nuovo partito: gli servono almneno 20 deputati

Ma su quanti parlamentari potrà contare la nuova formazione che farà capo a Renzi? Al momento le stime sono di almeno 20 deputati e 6 senatori. Tra questi certamente i suoi fedelissimi, come Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Ivan Scalfarotto, Michele Anzaldi. Con loro anche Luciano Nobili, Anna Ascani e Silvia Fregolent, mentre altri a partire da Luca Lotti invece al momento sono dati come stabili ancora in quota Pd. Lo stesso sarà per alcuni sindaci, come quello di Firenze, Dario Nardella, e quello di Bergamo, Giorgio Gori che non hanno intenzione di cambiare.

Il numero di almeno 20 deputati è sbarramento fondamentale. Perché servono quelli per costituire un Gruppo alla Camera. Per questo già oggi sono cominciate le grandi manovre soprattutto in partiti come Forza Italia che sulla carta potrebbero avere nel loro organico elementi utili alla causa comune.

La rottura arriva improvvisa ma meditata. L’ultimo capitolo è stato scritto con l’assegnazione dei posti come sottosegretari. Matteo Renzi  stato fra i primi ad insistere con la base del Pd per votare l’intesa con i 5 Stelle e mandare di fatto così a casa Salvini. Eppure Giachetti, che questa mattina si è rdimesso dalla direzione dei Democratici motivamdolo con il suo disaccordo nella nuova coalizione, è uomo vicino a Renzi.

E allora a cosa dovrebbe servire il nuovo partito, che al momento non ha nemmeno un nome? Tante ipotesi, ma quella più comune è che l’ex premier voglia farsi desiserare in vista dei prossimi appuntamenti elettorali diventando insostituibile, come non è attualmente. Oppure che comunque voglia avere un ruolo di peso nelle prosisme scelkte del governo, cosa che al momento non è possibile visto che nel Pd comanda Nicola Zingaretti.

Proprio il segretario piddino, dalla Festa dell’Unità di Torin, ha rivolto un appello al’unità (minuscolo) del partito: “Dividersi è un gravissimo errore – ha detto – che l’Italia non capirebbe. In ogni caso chiunque si prenderà le sue responsabilità”. Ma ha anche ricordayo che un anno e mezzo fa, con le ultime Politiche, il suo partito era crollato al 18% mentre adeso le sitme lo danno al 24%. E soprattutto è tornato a governare.