Papa Francesco: “Io tentato ed assediato, il popolo preghi per me”

Lungo discorso di Papa Francesco nell’incontro privato con i confratelli gesuiti

Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, ha spiegato alcune parole di Papa Francesco dette nell’incontro privato con 24 confratelli gesuiti avvenuto nel corso del suo recente viaggio in Monzambico. “È importante che la gente preghi per il Papa e per le sue intenzioni. Il Papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo – ha detto Francesco ai confratelli – Quando Pietro era imprigionato, la Chiesa ha pregato incessantemente per lui. Se la Chiesa prega per il Papa, questo è una grazia. La preghiera del popolo sostiene. Io davvero sento continuamente il bisogno di chiedere l’elemosina della preghiera.

Penso che dobbiamo insegnare alla gente la preghiera di intercessione, che è una preghiera di coraggio, di parresia nel senso di franchezza. Pensiamo all’intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra o quella di Mosè per il suo popolo. Dobbiamo aiutare il popolo a esercitare più spesso l’intercessione. E noi stessi dobbiamo farlo di più. Lo sta facendo molto bene la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, come si chiama adesso, diretta dal padre Fornos”.

Papa Francesco: “Io tentato ed assediato, il popolo preghi per me”

Il pontefice fa un lungo e intenso discorso nel quale si mette lui stesso in discussione e racconta tutte le sue paure, i suoi errori spirituali e non solo:

“Credo che la mia esperienza di Dio non sia cambiata. Resto sempre lo stesso di prima. Avverto un senso di maggiore responsabilità, senza dubbio. La mia preghiera di intercessione poi si è fatta molto più ampia di prima. Ma anche prima vivevo la preghiera di intercessione e avvertivo la responsabilità pastorale. Parlo al Signore come prima. Sento che mi dà la grazia che mi serve per il tempo presente. Ma il Signore me la dava anche in precedenza. E poi commetto gli stessi peccati di prima.

L’elezione a Papa non mi ha convertito di colpo, in modo da rendermi meno peccatore di prima. Sono e resto un peccatore. Per questo mi confesso ogni due settimane. Mi conforta molto sapere che Pietro, l’ultima volta che appare nei Vangeli, è ancora insicuro come lo era prima. Presso il mare di Galilea, Gesù gli chiede se lo ama più degli altri e gli chiede di pascere le sue pecore, e poi lo conferma.

Ma Pietro resta la stessa persona che era: testardo, impetuoso. Paolo dovrà confrontarsi e lottare con questa sua testardaggine in merito ai cristiani che venivano dal paganesimo e non dal giudaismo. All’inizio Pietro ad Antiochia viveva la libertà che Dio gli ha dato e sedeva a tavola con i pagani e mangiava con loro tranquillamente, mettendo da parte le regole alimentari giudaiche. Poi però giunsero lì alcuni da Gerusalemme, e Pietro, per timore, si ritirò dalla tavola dei pagani e mangiava solo con i circoncisi. Insomma: dalla libertà egli passa di nuovo alla schiavitù della paura. Ecco Pietro ipocrita, l’uomo del compromesso! Leggere dell’ipocrisia di Pietro mi conforta tanto e mi mette in guardia. Soprattutto mi aiuta a capire che non c’è alcuna magia nell’essere eletto Papa. Il conclave non funziona per magia”.

Infine un preciso chiarimento della differenza tra evangelizzazione e proselitismo: “San Francesco d’Assisi ha detto ai suoi frati: “Andate nel mondo, evangelizzate. E, se necessario, anche con le parole”. L’evangelizzazione è essenzialmente testimonianza. Il proselitismo è convincente, ma è tutta appartenenza e ti toglie la libertà. Credo che questa distinzione possa essere di grande aiuto. Benedetto XVI ad Aparecida ha detto una cosa meravigliosa, che la Chiesa non cresce per proselitismo; cresce per attrazione, l’attrazione della testimonianza”.

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M.D.G