Più vita reale e meno influencer: è l’unica via per salvarci. Il mondo lancia segnali disperati e noi stiamo con i cellulari tra le mani…
Falsi miti e stupidi ideali. Potremmo riassumere così l’era 2000, quella dove conta apparire più che essere. E soprattutto, bisogna riuscirci a tutti i costi. Anche vendendosi se è necessario. Anzi: soprattutto così. La strada più facile dall’inizio dei tempi.
Perché è questo, purtroppo, quello che sta succedendo quotidianamente a milioni e milioni di ragazzine, adolescenti e non. Selfie provocanti, sempre mezze nude, con una valanga di like che le spinge ad andare sempre oltre. A portarsi sempre più avanti, alla ricerca di consensi e notorietà. E se fossero solo le ragazzine a farlo, l’allarme sarebbe parziale. Ma quando poi si evince che il fenomeno riguarda anche donne adulte, spesso mamme, ecco che la criticità tocca livelli massimi.
C’è un solo modo per salvarci…
Il problema è che ci sono le influencer ad alimentare questo circolo vizioso.
Le dive della nuova era. I nuovi modelli ispiratrici per ottenere fama e ricchezza. Così i social network non diventano altro che un triste oceano di specchi sessuali, dove si intravedono gambe, seni, scene provocanti di ogni tipo ma non contenuti e intelligenza. La ragazza scosciata tira una valanga di interazioni. Un grido di allarme, un post intelligente o una notizia innovatrice, viene presto accantonata. Spesso, nemmeno visto.
Così non c’è da sorprendersi se Chiara Ferragni – Unposted, il docu-film che racconta della storia dell’imprenditrice, fa il pienone al botteghino molto più di tanti capolavori non compresi da una generazione e un’epoca troppo attratta dal (presunto) bello più che dal sano. Stesso discorso col libro di Giulia De Lellis, ossia Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! E’ pienone. Eppure, i capolavori, quelli veri, restano lì. Abbandonati, mai letti e neppure considerati.
Il tutto mentre moriamo soffocati e avvelenati, dove una figura amata e criticata come Greta Thunberg improvvisamente sembra sia diventata l’ultimo o quasi baluardo del mondo.
Un mondo che è a rischio collasso e che lancia segnali chiarissimi. Ma siamo troppo presi dai nostri cellulari per capirlo profondamente.
Una volta si sognava di diventare medici, astronauti, ingegneri, poliziotti o qualsiasi altro membro di una rispettabile professione.
Mestieri con cui sognavi e misuravi l’ambizione ma anche il desiderio di servire la comunità.
Oggi conta avere un smartphone, Instagram e diventare influencer o tronisti di uomini e donne o personaggi dello spettacolo. E così sprofondiamo nelle sabbie mobili, senza rendercene conto. E chi ci riesce, viene ignorato o denigrato. Perché il mondo è così: se non sei uguale alla massa e dici cose intelligenti, non va bene. Ci vogliono tutti stupidi e omologati. E invece no. Più ‘Valori nei cuori’ e meno influencer: solo così possiamo salvarci.