Libero il gatto in bottiglia, dopo una settimana il micio mangia e beve

Libero il gatto in bottiglia. Finalmente, dopo diversi giorni e tanta paura, ora il felino può tornare finalmente a giocare, bere e mangiare come tutti gli altri. 

Libero il gatto bloccato in bottiglia. Da giorni ormai, con le sue fugaci apparizioni, il nord di Roma era interessato da una forte preoccupazione. Nella zona settentrionale della capitale italiana, infatti, c’era un micio che era bloccato in una bottiglia. Il felino aveva l’intero muso schiacciato in una piccola bottiglia di plastica, che è stata forzata attorno alla sua testa. I criminali che hanno compiuto il gesto, non soddisfatti da quanto fatto, hanno deciso di assicurarsi che il micio quella bottiglia non se la togliesse mai. E per questo hanno anche assicurato con del nastro molto spesso, attaccando l’oggetto sulla schiena ed intorno al collo della creatura. Fortunatamente, però, adesso il felino è libero.

Libero il gatto in bottiglia, il racconto

Per ben 8 giorni il micio si è aggirato per la zona in cerca di aiuto, ma anche sfuggendo a chiunque si avvicinasse. Ormai impaurito dagli umani, è stato soltanto con uno sforzo enorme che è stato raggiunto da alcuni volontari e salvato. In particolare, riporta Repubblica, è stato il giovane Nicola, volontario dell’associazione Earth, ad afferrare la bottiglia ed a liberare il felino. E’ stato molto difficile catturarlo anche perché il micio, impossibilitato a bere, mangiare e sentire gli odori, non poteva essere sedotto con del cibo o con dell’acqua. Ed è stato quindi necessario prima incastrarlo in un punto. Ecco le parole di Marco Benedetti, colui che ha avvistato il gatto e coordinato l’operazione.

“Siamo stati senz’altro fortunati, ma abbiamo pure dato prova di coordinamento. Abbiamo camminato sopra una sorta di cornicione che dava su uno strapiombo di 20 metri, siamo scesi lungo un terrazzamento e poi agito in modo che il micio risalisse. Nicola lo aspettava al varco ed è riuscito a ghermire la bottiglia. Una volta libero non siamo riusciti a trattenerlo, ma malgrado tutto sembrava in buona salute. Le gattare gli hanno lasciato in giro acqua e cibo, confidiamo nel suo istinto“. 

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Le altre dichiarazioni

Emanuela Bignami, responsabile per il randagismo in Italia, ha commentato così: “Quanto accaduto è segno rivelatore di una pericolosità sociale diffusa, che seguita, purtroppo, a essere sottovalutata dalle istituzioni. Chiediamo che i responsabili di questo gesto atroce siano individuati e messi pienamente di fronte alle proprie responsabilità. Qualora dovesse trattarsi di minori, naturalmente, le implicazioni di un’azione che avrebbe condannato un gatto a una lenta e atroce agonia coinvolgerebbero anche le famiglie. Chiunque abbia informazioni utili per risalire ai colpevoli si faccia avanti”. 

Un’altra volontaria, Veronica Innominati, ha detto: “Ho seguito questa vicenda solamente da spettatrice trepidante. si è visto in campo tanto valore per salvare il gatto ma pure, a tratti, una corsa a tentare la fortuna che in certi casi ne ha messo ulteriormente in pericolo la vita. Rimane sconvolgente l’inaudita crudeltà di una tortura inflitta a un animale da chi vive in una zona non certo degradata o povera della Capitale”.