Naufragio Lampedusa, riconosciute 4 delle 13 donne morte

Naufragio Lampedusa, riconosciute appena 4 delle 13 donne morte ritrovate in mezzo al mare e sulla costa. La situazione diventa sempre più difficile ed insostenibile. 

Quanto accaduti tra la notte di ieri e l’altroieri è davvero molto triste. Un vero e proprio naufragio a Lampedusa, con una nave piena di migranti che non sono arrivati a lambire le coste italiane. Come vi abbiamo raccontato ieri, infatti, approfittando delle tenebre una barca con 50 migranti si era avvicinata alle coste dell’isola di Lampedusa per cercare di sbarcare. Intercettata dalle autorità costiere italiane, la barca è stata subito fermata per prestare i soccorsi e facilitare le operazioni. Proprio mentre si procedeva le cose sono andate per il peggio. Il mare molto mosso e la struttura dell’imbarcazione, non proprio resistente, hanno finito per causare un disastro enorme. Il barchino sul quale viaggiavano i 50 migranti, infatti, si è ribaltato in mezzo al mare, portando caos e scompiglio tra i suoi passeggeri. Non tutti si sono salvati.

Naufragio Lampedusa, il primo bilancio delle vittime: 4 donne su 13 riconosciute

Stamane molti dei passeggeri che alla fine sono riusciti a salvarsi hanno vissuto ore durissime. E’ stato infatti compito dei sopravvissuti riconoscere i cadaveri. Il compito non è stato facile e non solo per motivi legati all’emotività. Infatti molti dei cadaveri erano sfigurati, gonfi a causa dell’acqua e degli ematomi e maleodoranti. Molti infatti hanno preferito fare il riconoscimento mediante foto ai cadaveri piuttosto che avvicinandosi alle salme per vedere coi loro occhi le condizioni un cui erano. Al momento, riporta Repubblica, soltanto 4 dei 13 cadaveri di donne ritrovati dalle autorità sono stati riconosciuti. Non è chiaro se i danni riportati dalle salme possano comprometterne l’identificazione o se queste ragazze viaggiassero senza famiglia. O se, peggio ancora, tutti i componenti del proprio nucleo familiare siano morti in mare.

La più piccola delle donne che i parenti sono riusciti a riconoscere ha appena 12 anni. Il dolore delle famiglie è immenso e dilaniante. Tra quelle che ormai hanno il cadavere di un parente tra le braccia e quelle che ancora sperano in un miracoloso salvataggio, a Lampdusa sono stati e ci saranno gironi sempre più difficili. Ennesima tragedia nelle tragedia. Pare, inoltre, che anche lo scafista abbia perso la vita in mezzo al mare. Di nazionalità tunisina, infatti, l’uomo non sarebbe più stato riconosciuto. Due passeggeri hanno parlato a lungo con lui e non lo hanno riconosciuto in nessuno dei cadaveri ritrovati dalle forze costiere italiane.

L’analisi del pm Vella alla Rai

“Abbiamo iniziato a sentire i superstiti, sono tutti in stato di choc e stiamo procedendo non molto velocemente. Si parla di una traversata partita dalla Libia con sosta in Tunisia e adesso stiamo cercando di ricostruire cosa è accaduto nell’ultimo tratto della traversata. E’ strano che siano partiti con queste condizioni meteomarine.

Il numero di persone a bordo era superiore ai 50 ci sono diversi dispersi attualmente in mare. Le salme recuperate sono tutte di donne. I superstiti sono 13 uomini e 9 donne, stiamo sentendo i superstiti. Le ricerche continuano anche se estremamente difficoltose per il mare. Abbiamo mezzi di Gdf e Guardia Costiera. Speriamo di poter utilizzare presto i sommozzatori ma al momento le condizioni non lo consentono. 

L’imbarcazione non era in condizioni di affrontare la traversata con tutta questa gente a bordo. Nessuno a bordo sembra avesse mezzi di soccorso individuali che in questi casi ti salvano la vita. Sono stati molto bravi gli equipaggi intervenuti, soprattutto la prima motovedetta della Guardia Costiera. La maggiorparte delle persone sono state salvate per il coraggio degli uomini a bordo. Se avessero avuto un giubbotto, o un salvagente sarebbero vivi e invece stiamo cercando i dispersi”. 

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