Ci lascia Beppe Bigazzi, noto volto della TV italiana
Beppe Bigazzi è stato un è stato un dirigente d’azienda, giornalista e gastronomo italiano. Nato nel 1933, si è spento quest’oggi all’età di 86 anni nel suo paese natale: Terranuova Bracciolini, piccola città in provincia di Arezzo. Laureato a Scienze Politiche all’Università degli Studi di Firenze con 110 e lode, ha prestato servizio militare dal 1960 al 1961 come ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana a Perdasdefogu. Lascia il servizio militare per lavorare nella Banca d’Italia. Ben presto si è avvicinato al mondo del giornalismo e dell’editoria, scrivendo per la rivista Il Nuovo Osservatore.
Nel 1968 è nominato vicesegretario generale del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno nonché membro di vari comitati interministeriali per la programmazione economica fino al 1970, quando viene assunto all’ENI. Resterà lì fino all’età del pensionamento, nel 1983. Successivamente ha assunto cariche importanti all’interno dell’azienda stessa ed anche in altre, fino a quando decide di dedicarsi alla sua passione per la cucina.
E’ stata la sua passione per la gastronomia a portarlo in TV: dapprima su Unomattina con la rubrica “Spesa in borsa” e poi è stato per tantissimi anni co-conduttore de “La prova del cuoco”, con Antonella Clerici.
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Beppe Bigazzi, fece discutere di sé
Beppe Bigazzi è diventato anche virale sui social per una frase detta a “La prova del cuoco”. Bigazzi citò un proverbio toscano che dice: “A Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto”. La frase suscitò scalpore perché accompagnato dalla spiegazione sulla procedura utilizzata per trattare la carne dell’animale per migliorarne il sapore. Il conduttore ha anche dichiarato di averla assaggiata più volte.
Ci fu polemica ed è stato per un periodo allontanato dal programma, ma lui stesso – al Corriere della Sera – spiegò: “Negli anni ’30 e ’40 come tutti gli abitanti del Valdarno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio. Così come c’era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze”.