L’esercito della Turchia ha lanciato un’operazione transfrontaliera contro le forze Kurde. Andiamo a vedere cosa è successo in questi 15 giorni
Dopo quattro giorni di lotte, i Kurdi hanno stretto un’alleanza sorprendente con la Siria, per limitare gli attacchia aerei della Turchia. L’alleanza tra Kurdi e Siriani, è nata dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dal territorio, così l’esercito siriano si è appostato al confine per proteggere i Kurdi.
Perche la Turchia ha lanciato l’offensiva?
I turchi da tempo avevano minacciato di attaccare la zona occupata dalla SDF, per creare una “safe zone” lungo il lato siriano del confine. Il tutto per respingere il gruppo del YPG, visto come un’estensione di un gruppo ribelle kurdo, che da anni combatte contro i Kurdi. Proprio in quella zona, Erdogan spera di reinsediare i rifugiati siriani che ospita.
Nel tentativo di scongiurare un’offensiva, i militari statunitensi e turchi hanno stabilito a fine agosto, un “meccanismo di sicurezza” sul lato siriano del confine, in modo da stabilire un’arealibera dai combattenti dell’YPG. Così le truppe turche e statunitensi, hanno effettuato pattuglie comuni, con l’YPG che ha collaborato senza creare problemi, ritirando combattenti e armi pesanti e smantellando fortificazioni.
Ma il 6 ottobre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha cambiato rotta, dichiarando a Donald Trump, l’avanzamento di un’ operazione transfrontaliera. Ma Trump si è opposto al leader turco, affermando che in caso di tale operazione, le sue truppe non avrebbero sostenuto o partecipato all’operazione.
Erdogan e l’Operation Peace Spring
Dopo l’annuncio a Donald Trump dell’operazione, ad Erdogan sono bastati tre giorni per dare il via all’operazione chiamata “Operation Peace Spring” . Secondo il leader, l’operazione servirebbe ad evitare la creazione di un corridoio del terrore al confine a sud della Siria e per portare la pace in quell’area.
La SDF subito dopo l’annuncio dell’operazione, ha affermato di difendere a tutti i costi il proprio territorio. Però le forze turche sono riuscite comunque a farsi strada, grazie ad una zona scarsamente popolata, tra le città arabe di Tal Abyad e Ras al-Ain.
In seguito gli attacchi aerei turchi hanno colpito una zona molto più ampia rispetto a quella stabilita, colpendo città e villaggi prevalentemente curdi a ovest e ad est.
Cresce il caos, ed il presidente statunitense decide di ritirare tutte le sue truppe dalla zona della Siria settentrionale. Grazie alla mossa di Trumo, le SDF sono state costrette a chiedere aiuto alla Siria, affermando di essere nemici degli statunitensi. Così Siria e Kurdi stanno provando a respingere le pressanti offensive turche.
Popolazioni e villaggi colpiti dalla guerra
Come abbiamo già anticipato, il 13 ottobre è iniziato il terrore messo in scena dalla Turchia. Mentre le forze turche avanzavano, alcuni dei 13.000 residenti sono dovuti fuggire. Alcuni funzionari del SDF affermano che dozzine di donne e bambini, sono stati costretti a fuggire dalle proprie case, o messi in campi di prigionia da parte dei turchi.
Al momento circa 68.000 persone sono detenute nel campo del al-Hol. Più del 94% di questi sono donne e bambini e 11.000 sono cittadini stranieri.La SDF afferma che sta trattenendo anche più di 12.000 uomini sospettati di essere membri dell’IS in sette carceri. Almeno 4000 dei prigionieri sono cittadini stranieri.
Alcune prigioni si trovano in zone vicine al confine turco, tra cui Ain Issa, Qamishli e Derik. Alcuni prigionieri sono riusciti a scappare, proprio dopo i primi bombardamenti turchi, grazie ad un auto bomba esplusa vicino alle mura della prigione.
La SDF ha affermato che i suoi combattenti continueranno a sorvegliare le prigioni e i campi, ma c’è il timore che possano essere richiamati in altre aree o costretti a fuggire se attaccati.
L.P.
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