Mutamenti del clima, riproduzione maschile a rischuio e adesso lo testimoniano anche le ricerche mediche nel settore.
Mutamenti del clima, riproduzione maschile in forte calo. Se in molti Paesi, Italia compresa che nel 2018 ha fatto registrare poco meno di 440mila nuovi nati, i dati sono in calo c’è un colpevole. O meglio, il sospetto forte è che un’incidenza sempre maggiore sulla riproduzione arrivi dal clima impazzito.
Un allarme rilanciato nelle ultime ore dagli esperti presenti al Congresso nazionale della Società Italiana di Andrologia (SIA). Era intitolato non a caso ‘Natura Ambiente Alimentazione Uomo’ e i dati forniti sono eloquenti. In base alle stime degli andrologi, il numero medio degli spermatozoi negli uomini è dimezzato rispetto a 40 anni fa. Inoltre almeno un italiano su dieci è considerato infertile.
Le cause? Diverse, ma tra queste ci sono certamente l’inquinamento ambientale e probabilmente pure il cambiamento climatico. L’aumento della temperatura infatti danneggia l’apparato riproduttivo maschile, in percentuale decisamente maggiore rispetto a quello femminile.
Già un anno fa uno studio portato avanti dall’University of East Anglia, in Gran Bretagna,veva prodotto risultato analoghi. Era stato esaminato l’effetto che le ondate di calore producono sull’efficacia dello sperma. Ed era stato messo in evidenza che c’erano problemi notevoli per la fertilità maschile. In quella occasione gli scienziati avevano esaminato il coleottero Tribolium castaneum. La conclusione era chiara: l’incremento delle temperature è causa di sterilità nei maschi delle generazioni successive. Un processo che è chiaro negli animali, ma riguarda tutti i mammiferi e quindi anche l’uomo.

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Riproduttività maschile, i consigli degli andrologi per difendersi dal clima
Non è solo un problema di questa generazione, ma anche di quelle successive come conferma Alessandro Palmieri, presidente della SIA. Tanto l’apparato riproduttivo maschile quanto gli spermatozoi sono molto sensibili al caldo. E gli effetti negativi si tramandano anche sulla prole eventualmente generata “che risulta meno fertile, con un 25% di riduzione delle capacità riproduttive”.
In realtà l’uomo rispetto agli altri mammiferi ha nel suo fisico un numero maggiore di sistemi di protezione dell’organismo. Ma rimane forte il sospetto che il cambiamento climatico incida in maniera importante sulla fertilità. “L’esposizione dei maschi al calore durante l’età dello sviluppo – spiega la SIA – compromette la capacità riproduttiva una volta diventati adulti. L’aumento di un grado della temperatura ambientale accresce di 0,1 gradi centigradi la temperatura scrotale che può compromettere la fertilità”.
Ecco perché un controllo approfondito dall’andrologo, anche in età giovane, può servire a capire come proteggere la salute sessuale maschile. Si tratta di modificare il proprio stile di vita, evitando l’utilizzo di indumenti poco traspiranti. Inoltre ad incidere è anche la sedentarietà che non permette un corretto smaltimento del calore.