Ex Ilva, ArcelorMittal vuole lasciare. Oltre 10mila posti di lavoro a rischio

Ex Ilva, ArcelorMittal vuole lasciare per protesta contro la decisione di elimninare la protezione legale alla società. La politica ancora una volta si divide.

Ex Ilva, ArcelorMittal vuole lasciare abbadonando i piani di rilancio per lo stabilimento di Taranto e non solo. Una decisione improvvisa e drammatica perché rischia di lasciare a casa 10mila lavoratori. Ma anche una mossa per smarcarsi dalle decisioni del governo e del Parlamento che secondo l’azienda ha adottato una tattica punitiva.

Tutto parte dalla lettera inviata nelle ultime ore dai vertici di ArcelorMittal che contestano le decisioni del parlamento italiano. “Dal 3 novembre 2019 ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale”. E così viene giustificata la comunicazione di recesso.

Lo ribadisce Lucia Morselli, nuovo amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, in una lettera scritta ai dipendenti: “Non è possibile gestire lo stabilimento senza queste protezioni legali necessarie all’esecuzione del piano ambientale. Non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali”. Quindi l’azienda dovrà mettere in pratica un piano di sospensione per tutte tutte le attività produttive cominciando dall’area a caldo dello stabilimento di Taranto.

In fondo però c’è una frase che sa di speranza. “E’ fondamentale che questo piano sia eseguito in modo sicuro e strutturato. Così che gli impianti non siano danneggiati e possano tornare a essere operativi in tempi rapidi”. ArcelorMittal nel 2018 aveva sottoscritto impegni per realizzare investimenti ambientali pari a 1,1 miliardi. Ma anche investimenti produttivi per 1,2 miliardi e a pagare la ex Ilva 1,8 miliardi di euro. Questo però, una volta terminato il periodo di affitto che scade il 30 aprile 2020. In tutto l’ex Ilva dà lavoro10.700 operai, di cui 8.200 a Taranto e gli altri tra Novi Ligure e Cornigliano.

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Ex Ilva, ArcelorMittal vuole lasciare. Oltre 10mila posti di lavoro sono a rischio (Getty Images)

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Ex Ilva, Giuseppe Conte si infuria per i mancati accordi

Stefano Patuanelli, neo ministro dello Sviluppo Economico,nei giorni scorsi aveva incontrato i versici dell’azienda, fissando un vertice per metà novembre. Adesso però la situazione non sono per i quasi 1300 lavoratori in cassa integrazione ordinaria diventa drammatica. Il Premier, Giuseppe Conte, che conosce bene la situazione non solo perché pugliese, non l’ha presa bene: “Non c’è nessun motivo che giustifichi il recesso. La norma sullo ‘scudo penale’ non era prevuista nel contratto e non può essere invocata adesso”.

Ma come stanno realmente le cose lo spiega Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico: “Quell’accordo l’hofirmato io. Non prevede espressamente il diritto di recesso in caso di modifica dello scudo penale. Ma prevede la possibilità di recesso nel caso di un cambiamento di normative rilevanti, tale da mettere in discussione la sostenibilità e il piano industriale”. In ogni caso il diritto di recesso va prima accertato dal Tribunale e quindi ArcelorMittal non può chiudere i forni in autonomia.

Matteo Salvini attacca il governo, Matteo Ranzi invita l’azienda a ripensarci

In ogni caso domani, 5 novembre, ci sarà un primo vertice a Roma tra esponenti del governo e azienda. Ma sempre domani pomeirggio ArcelorMittal ha anche convocato i sindacati dei metalmeccanici. Sul caso nell’ex Ilva è intervenuto anche Matteo Salvini: “Se il governo tasse, sbarchi e manette farà scappare anche i proprietari di Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operai e il futuro industriale del Paese, sarà un disastro. E le dimissioni sarebbero l’unica risposta possibile. La Lega chiede che Conte venga urgentemente a riferire in Parlamento”.

Matteo Renzi, su Facebook, dice la sua: “La decisione di Mittal di disimpegnarsi da Taranto è inaccettabile. Il governo deve da subito togliere alla proprietà ogni alibi eliminando gli autogol come quello sulla immunità voluto dal vecchio governo e sul quale avevamo messo in guardia il ministro Patuanelli”. E concluide “Non si scherza con il lavoro delle persone”.