Roman Polanski accuse shock: nel 1975 durante una vacanza in montagna il celebre regista avrebbe violentato una 18enne.
Roman Polanski accuse shock, anche se la verità è tutta da stabilire. A denunciarlo è stata Valentine Monnier, oggi 62enne (lui ha 86 anni) scossa dall’ultimo film del regista di origini polacche, ‘J’accuse’. Prima ha raccontato tutto tramite il suo avvocato. Poi si è sfogata con una lunga intervista al quotidiano francese ‘Le Parisien’.
All’epoca Valentine, figlia di ricchi industriali originari dell’Alsazia, era in vacanza sulle nevi svizzere di Gstaad. Aveva appena preso la maturità, era con alcuni amici ospiti di Polanski che lì era proprietario di uno chalet. Molto bella, tanto che dopo ha fatto anche la modella e brevemente l’attrice, Roman la prese subito di mira. Sulla seggiovia lui le chiese se volesse fare l’amore con lui, ma lei rifiutò.
La sera però, dopo aver cenato nello steso ristorante, ci sarebbe stata la violenza. Una volta arrivati allo chalet Polanski la chiamò con ua scusa. E lì cominciò a colpirla con veemenza, le diede anche ua pillola per stordirla: “Ebbe la meglio in due minuti. Mi dissi: ma è Roman Polanski, non può rischiare che si venga a sapere, quindi mi dovrà uccidere”, racconta oggi la donna. Invece alla fine lui si scusò mettendosi a piangere.

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Roman Polanski ha violentato una donna? Le accuse sono da provare
Nella vita di Roman Polanski c’è già un precedente. Il celebre regista è stato condannato nel 1977 per violenza sessuale su minore negli Stati Uniti. E dalla condanna non può più mettere piede negli Stati Uniti, là dove nel 1969 era stata anche barbaramente Sharon Tate, sua moglie (e incinta) coinvolta dalla setta di Charles Manson.
Ora queste niove accuse, tutte da provare. Valentine nel recente passato ha choiesto appoggio alla moglie del Premier, Brigitte Macron, ma senxza successo. E allora ha deciso di raccontare in pubblico il suo dramma. Lo ha fatto dopo aver cvisto ‘J’accuse’, ultimo film di Polancki in realtà dedicato al capitano Dreyfus. Un errore giudiziario clamoroso, un po’ come quello di cui si sente vittima lei.
Ma perché proprio adesso? “Il ritardo di reazione non significa che ho dimenticato, lo stupro è una bomba a orologeria. La memoria non si cancella, il corpo finisce spesso per risentire di quello che la mente ha tenuto in disparte. Fino a quando l’età o un avvenimento di rimette di fronte al ricordo traumatico”. Ora la parola passerà alla magistratura.