Milano, ergastolano accoltella un anziano: è polemica sul permesso concesso dal tribunale

Milano, ergastolano accoltella un anziano: fanno discutere le motivazioni con le quali ad Antonio Cianci era stato concesso un permesso di 12 ore.

Milano, ergastolano accoltella un anziano tentando di rapinarlo. Il 79enne è riciveraro9 da oieri sera in condizioni gravi, mentre Antonio Cianci è tornato in carcere e subirà un nuovo processo. Ma a 24 ore dall’accaduto le motivazioni del Tribunale di sorveglianza continuano a scatenare polemiche accese.

Antinio Cianci nel 1974, a 15 annim aveva ucciso una guardia giurata. E cinque anni dopo, dopo essere stato fermato ad un posto di bloocco, aveva freddato tre carabinieri. Per questo sta scontando l’ergastolo a Bollate. Ma ieri, 9 novembre, era uscito in permesso premio di 12 ore. Una concessione da parte del Tribunale di Sorveglianza di Milano basata sulla norma che prevede la valutazione di buona condotta e assenza di pericolosità sociale.

Ora però il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, come ha comunicato in anteprima l’Ansa, starebbe per inviare gli ispettori per verificare. Già domani, 11 novembre, Cianci potrebbe essere interrogato dal gip. E intanto la Procura è pronta a chiedere la convalida del fermo e la custodia in carcere per tentato omicidio e rapina.

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Milano, ergastolano accoltella un anziano: indagini sul permesso premio

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Ergastolano accoltella un anziano, le reazioni dei familiari delle vittime

Ma cosa è successo durante quella drammatica rapina lo stanno ricostriendo le forze dell’ordine. Cianci si è procurato una felpa da infermiere dell’Ospedale San Raffaele. Poi quando nei sotterranei dell’ospedale ha incrociato l’anziano gli ha chiesto qualche soldo. Ma non si è accontentato, chiedendogli anche il cellulare. Al rifiuto del 79enne, lo ha colpito al collo con un taglierino gettato poi insieme al telefonino in un bidone.

Cianci aveva ottenuto un permesso premio per andare a trovare la sorella che abita nei dintorni di Milano. Una concessione che alla luce dei fatti, ha scatenato poemiche. Emanuela Piantadosi è figlia di un carabiniere ucciso nel 1980 mentre controllava i documenti ad un uomo che in realtà era un omicvida evaso. Ma è anche presidente dell’Associazione Vittime del Dovere. E oggi chiede quanto dovrà ancora passare prima che ministero e governo esaminino il grave problema della recidiva.

Ancora più dolorse le parole di Daniela, figlia di Pietro Lia, ucciso nel ’79 da Cianci insieme a due colleghi carabinieri: “Sono sconvolta dal fatto che si sia permesso a questo essere ignobiledi mettere un’altra famiglia in condizioni di dolore. Così ha anche calpestato e oltraggiato ancora la memoria di mio padre e dei suoi colleghi”.