Belgio, l’appello dei genitori di Maciej: la storia del bimbo di 6 anni in un ospedale di Bruges ricorda da vicino quelle di Alfie Evans e Charlie Gard.
Belgio, l’appello dei genitori di Maciej: un bambino di 6 anni è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Sint-Jan di Bruges. Ormai il tempo sta per scadere e nella giornata del 21 novembre, in mancanza di novità sostanziali, i medici potrebbero staccare le macchine salvavita. Ma la famiglia si oppone.
Una vicenda che è seguita con costanza da Steadfast Onlus, organizzazione che in passato ha seguito da vicino casi simili come quelli di Alfie Evans e Charlie Gard. A tenere aggiornato il pubblico italiano è il presidente, Emmanuele Di Leo che ha raccontato la storia del piccolo Maciej e la sua battaglia.
Già quando è nato, sei anni fa, una fortissima febbre neonatale l’aveva portato ad un passo dalla morte. Secondo i medici del principale ospedale di Bruges non ci sarebbe stato più nulla da fare, ma i genitori si sono opposti. E proprio quando stavano per staccare le macchine che lo tenevano in vita, il neonato è tornato a respirare da solo. Così dopo la degenza è tornato a casa per stare con i suoi, anche se ha sempre sofferto di una grave cardiomiopatia.

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Maciej lotta per vivere, una vicenda simile a quella della piccola Tafida
Il 3 novembre scorso un nuovo caso. Ancora febbre alta, ancora un ricovero e la sentenza (quasi) inappellabile dei medici. Secondo loro il cervello è stato gravemente danneggiato, anche tenerlo attaccato alle macchine avrebbe poco senso. Dopo alcuni esami specifici, i sanitari hanno stabilito che il bambino non era più in grado di respirare in maniera autonoma. Così domani, 21 novembre, sono pronti per staccare definitivamente le macchine.
Ma secondo la famiglia di Maciej ci sono ancora speranze. I genitori lo hanno visto respirare da solo, hanno visto che reagisce a stimoli basilari, che cerca di stringere loro la mano. E poi non esisterebbe una relazione medica scritta che giustifichi il distacco. Ecco perché Emmanuele Di Leo ha rivolto un appello: “Questo caso è una chiara violazione dei diritti umani. Nonostante il parere negativo espresso con chiarezza dai genitori, l’ospedale vuole sospendere la ventilazione del bambino, in spregio a qualsiasi diritto”.
Una vicenda che ricorda da vicino quella della piccola Tafida Raqueeb la bambina inglese di 5 anni che è in stato di minima coscienza da febbraio. Intanto ha vinto la sua battaglia più importante e due mesi fa è stata trasferita all’Ospedale Gaslini di Genova. A fine ottobre i medici l’hanno sottoposta con successo a tracheostomia per facilitare la funzione respiratoria. E grazie alla gastrostomia riesce anche a nutrirsi. In base all’ultimo bollettino medico è in condizioni stabili. Ma rimane ricoverata presso l’Unità Operativa di Rianimazione pediatrica, con la famiglia accanto.