Ecco chi è Carola Rackete, la giovane capitana che sfidò Matteo Salvini lo scorso 26 giugno. Vita e carriera della donna dedita al soccorso marittimo.
Carola Rackete, nata l’8 maggio 1988 a Preetz, è il capitano della nave germanica Sea Watch. In Italia è nota per l’attracco sulle coste nostrane dello scorso 26 giugno, quando decise di sfidare le regole del decreto sicurezza-bis e Matteo Salvini pur di salvare le vita di tanti migranti a bordo.

Chi è Carola Rackete
Laureata in scienze nautiche all’università di Jade nel 2011, parla cinque lingue: spagnolo, inglese, francese e russo oltre, ovviamente, alla lingua madre. Il suo curriculum vede anche un master in conservazione ambientale, ottenuto in Inghilterra presso l’università di Edge Hill.
Ha iniziato a lavorare come guida turistica e come addetta alla manutenzione delle attrezzature del Parco Naturale della Kamchatka, poi la grande occasione nautica: un posto in plancia su una nave rompighiaccio, operativa al Polo Nord per l’Alfred Wegener Institute. Due anni dopo è diventata secondo ufficiale della Ocean Diamond, una nave esploratrice sempre tra i ghiacciai. Stesso ruolo ottiene poco dopo per l’Artic Sunride. Ha lavorato anche per la British Antartic Surve e per la Poseidon Expeditions. Su Linkedin, unico social che usa, si definisce attraverso tre concetti chiave dalla sua vita: “Conservazione della natura. Azione umanitaria. E un po’ di scienza polare”.
La collaborazione presso la Sea Watch inizia nel 2016, fino a diventarne appunto capitano. Da lì la trasgressione della scorsa estate poiché: “c’erano 42 naugrafhi a bordo all’estremo”. Intervistata di recente da La Repubblica, Carol ha confessato di sentire un forte obbligo morale verso i più deboli: “La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.
La notte italiana fu arrestata con l’accusa di resistenza e violenza a una nave da guerra e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo una notte passata in caserma, è passata agli arresti domiciliari salvo poi essere completamente libera dopo pochi giorni attraverso. Il giudice le riconobbe infatti la discriminante dell’adempimento al dovere salvando vite umane, non confermando né l’arresto e nemmeno le accuse.
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