Archiviato ufficialmente il caso Alan Kurdi, con il Tribunale che ha dato ragione all’esponente della Lega ed ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini
Si chiude ufficialmente il caso Alan Kurdi, con il Tribunale che dà ragione al principale esponente della Lega, Matteo Salvini. Il Tribunale dei ministri di Roma, che lo scorso 21 novembre aveva archiviato le accuse di abuso d’ufficio, ha infatti scagionato Salvini, affermando che la responsabilità di assegnare un porto sicuro alle Ong spetta allo “Stato di primo contatto”.
Lo stesso Tribunale, nella sentenza definitiva ha affermato che: “Lo Stato di primo contatto non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio“. Quindi secondo i giudici del Tribunale di Roma, se una nave batte bandiera tedesca, deve rivolgersi alla Germania sul porto sicuro in cui sbarcare.
Caso Alan Kurdi, arriva la sentenza dei giudici
Nela sentenza definitva, i giudici Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo, hanno scritto: “L’assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda non consente di individuare, con riferimento all’ipotizzato, indebito rifiuto di indicazione del Pos (Place of safety), precisi obblighi di legge violati dagli indagati, e di conseguenza di ricondurre i loro comportamenti a fattispecie di rilevanza penale“.
Anche se la sentenza arrivata a Roma, difficilmente metterà fine alle varie denunce ed inchieste sull’interpretazione di norme e regolamenti sembra tutt’altro che scontata.
Secondo il pm Sergio Colaiocco, l’Italia doveva concedere ad Amburgo il pos per permettere lo sbarco della nave, ma non attraverso lo stato, bensì attraverso la Guardia Costera.
Inoltre per contrastare l’abuso d’ufficio c’è bisogno di un “dolo intenzionale mirato a provocare danni a terzi“. Invece il leader della Lega e il suo capo di Gabinetto avevano altri intenti secondo i giudici. Da qui è partita la richieesta di archiviazione, in quanto l’illecito di Salvini ci fu, ma non per i reati di omissione o abuso d’ufficio.
L.P.
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