Sfidano apertamente i divieti imposti dal decreto Resto a casa per contenere il Coronavirus: da chi tiene i locali aperti a chi fa picnic.
C’è chi tiene i propri locali aperti e chi in barba ai divieti si mette addirittura a organizzare i picnic. Da Nord a Sud, non si fermano i controlli di polizia e contestualmente vengono scoperte nuove violazioni di divieti che rasentano l’incredibile. I dati diffusi dal Viminale parlano di oltre 650mila controlli e le denunce che hanno superato quota 25mila. Per quanto concerne le attività commerciali, oltre 300mila i controlli e un migliaio le denunce. Questo dato evidenzia come chi abbia un’attività commerciale dimostri più sensibilità del singolo, nonostante sia comunque chi dal Coronavirus stia avendo i danni maggiori a livello economico.
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Sfidano i divieti del decreto Coronavirus Resto a casa: fioccano le denunce
A proposito di esercizi commerciali, dalla provincia di Pordenone arriva un caso limite: un negozio è stato chiuso per 45 giorni su disposizione dell’autorità giudiziaria. In barba a tutti i divieti, approfittando del fatto che avesse i requisiti per restare aperto, da giorni sembra fosse affollato di gente. I frequentatori del suddetto esercizio commerciale – stando alle testimonianze – erano soliti consumare alcolici all’interno, fermandosi dunque senza acquistare ulteriore merce. Spostandoci a Sud, in 12 sono stati denunciati dai carabinieri della stazione di Varcaturo e di Giugliano, provincia di Napoli: avevano organizzato un picnic in campagna. Armati di sedie, tavolini e barbecue, una volta fermati si sono giustificati: “Volevamo solo prendere un po’ d’aria”.
Nei giorni scorsi, era arrivato anche il servizio di Max Laudadio su ‘Striscia la notizia’ su quanto avvenuto in provincia di Varese, a Cuasso al Monte. Qui il parroco, don Nicolò Casoni, una quindicina di giorni fa, ha sfidato i primi divieti, celebrando messa. Il caso è salito alla ribalta della cronaca nazionale. Addirittura si è reso necessario l’intervento del sindaco del paese. Ma il parroco non ha voluto sapere storie e interpellato dai quotidiani locali non ha avuto dubbi: “I vescovi hanno messo la legge di Cristo dietro la legge dello Stato”. Intanto, sono in tanti i sacerdoti che si sono organizzati: la modalità più diffusa è quella di dire messa in streaming sui social network, ma addirittura c’è chi ha a disposizione uno “spazio” quotidiano nella programmazione delle emittenti locali.
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