Qual è la verità sul Virus creato in laboratorio nel 2015: cosa c’entra Wuhan, in cosa consiste la ricerca, correlazione col Coronavirus.
Nella giornata di ieri, sui profili social di alcuni esponenti politici di opposizione, come Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ma anche su quello dello showman Fiorello, è apparso un video che ha fatto molto discutere. Si tratta di un servizio del novembre 2015 del Tgr Leonardo, programma scientifico della Rai. Nel video vengono mostrati i risultati di una ricerca molto controversa. Partiamo mostrandovi il video e in seguito chiariamo alcuni aspetti.
Leggi anche –> Coronavirus, il virologo accusa: “Messa l’economia davanti alla salute”
Cos’è la ricerca del 2015 sul Virus creato in laboratorio e cosa c’entra Wuhan

In sostanza, in questo video – peraltro già analizzato da molti quotidiani italiani nelle scorse settimane (ad esempio Il Fatto Quotidiano gli dedica un articolo il 2 marzo) – si parla di un particolare settore della ricerca scientifica, ovvero la Gain-of Function (GoF). In parole povere, questa branca molto discussa della ricerca sul campo “ingegnerizza”, in laboratorio, il genoma di virus presenti negli animali in natura, con alcuni geni di virus diversi. Ma a cosa serve? Come nelle scorse ore hanno spiegato molti biologi italiani, questo tipo di ricerche vengono portate avanti per prevedere future mutazioni e i salti di specie dall’animale all’uomo.
Ma non è un po’ rischioso, vi chiederete? Certo che potrebbe esserlo e infatti questo tipo di ricerca è stata ampiamente criticata quando venne condotta nel 2015. Simon Wain-Hobson, virologo all’Istituto Pasteur di Parigi, sostenne ad esempio: “Se il virus fuoriscisse dal laboratorio, nessuno potrebbe prevederne la traiettoria”. Ma cosa c’entra Wuhan? In molti, nella giornata di ieri, hanno sostenuto che quella ricerca venne effettuata nei laboratori di Wuhan, epicentro appunto dell’attuale Coronavirus. Si tratta di un’affermazione vera in maniera molto relativa. La ricerca venne pubblicata sulla rivista internazionale Nature Medicine e riportava i risultati di un esperimento che aveva condotto alla creazione di un chimera-virus. Si tratta di una versione ibrida tra un ceppo di Coronavirus originariamente del pipistrello (l’SHC014) e uno simile a quello che causa la Sars nell’uomo.
A cosa serviva l’esperimento?
Come detto in precedenza, serviva in sostanza per capire meglio come possano avvenire mutazioni e salti di specie. Si tratta di ricerche relativamente comuni nei Paesi che hanno avuto a che fare nel 2003 con l’epidemia di Sars, ma in ogni caso questa ricerca ha un carattere internazionale. Tra gli autori di quello studio, oltre a ricercatori Usa, anche colleghi cinesi di un laboratorio di Biosicurezza e patogeni speciali di Wuhan. In quel laboratorio, verrebbero studiati i “patogeni più pericolosi al mondo”.
Leggi anche –> Coronavirus, il governo non fa sconti: “Carcere fino a 5 anni e multe salate”
Correlazione con l’attuale Coronavirus: cosa c’entra quel virus del 2015?
Non siamo un portale scientifico e per tale ragione ci limitiamo ad analizzare e a provare a rendere fruibile a tutti quello che la scienza prova a dirci in queste ore. Da più parti, è stata smentita la correlazione tra il chimera-virus creato nel 2015 e l’attuale Covid-19. Attenzione: non si tratta di una fake-news, ovvero la notizia è vera, fondata e anche le perplessità della scienza sull’utilizzo di certi metodi controversi ci sono. Semplicemente quel virus creato in laboratorio non c’entrerebbe assolutamente nulla con la pandemia in corso. A ribadirlo, è stata – ben prima che il video venisse postato ieri su decine di migliaia di bacheche – ancora una volta la rivista Nature: “È improbabile che Covid-19 abbia avuto origine da una manipolazione in laboratorio”, scrivono gli autori di un’altra ricerca. Anzi, viene precisato, la pandemia in corso è del tutto naturale.
A questa affermazione occorre aggiungere anche “purtroppo”. Perché è chiaro che se di qualcosa non si conoscono le origini, in quanto appunto naturali, è difficile risalirne all’identità. In conclusione, sembra che si possa affermare come sia difficile che un incidente di laboratorio inneschi un’epidemia. Nello stesso tempo, però, molti scienziati – come detto – sono scettici sugli esperimenti GoF e sulla loro utilità. I finanziatori sostengono che questi potrebbero prevenire eventuali future pandemie, sviluppando nuovi vaccini in tempo utile.
Gli errori della scienza e il “virus” della condivisione social
Fermamente contrario a queste tesi si dice Ian Mackay, virologo dell’università del Queensland in Australia, alla rivista medica The Lancet: “Non siamo neanche in grado di prevedere come muteranno le influenze stagionali, da una stagione all’altra, figuriamoci prevedere come potrebbe mutare un virus presente in natura, per effetto dei salti di specie”. Dunque, anche la scienza può sbagliare, gli scienziati possono fare scelte discutibili. Una di queste è appunto quella ricerca del 2015 e altre simili, contrastate da altri scienziati. Ma si tratta di “problematiche” interne al dibattito scientifico. Di queste se ne dovrebbero occupare appunto gli addetti ai lavoro.
A noi il compito di contrastare un altro “virus”. Quello della condivisione sui social network di notizie che non abbiamo capito. Nel caso specifico, un video di circa 2 minuti non ci aiuta a capire nulla del dibattito scientifico e alimenta solo ulteriori paure. L’appello – in queste settimane in cui siamo costretti a stare a casa e sicuramente abbiamo molto più tempo libero – è quello di non farci prendere da smanie complottiste o da sentimenti sinofobici, ma di approfondire qualsiasi questione. Perché il Coronavirus un giorno verrà sconfitto, ma quello dell’ignoranza – in un periodo di lungo termine – è ben più pericoloso.