Coronavirus, ipotesi test sierologici: “Possiamo capire chi è immunizzato”

Ipotesi test sierologici e una sorta di “patente”, la proposta veneta sul Coronavirus: “Possiamo capire chi è immunizzato”.

(JALAA MAREY/AFP via Getty Images)

Ancora una volta, sembra essere il Veneto la Regione che meglio sta reagendo a livello di controlli a tappeto, soprattutto a livello di cittadini. In particolare, il Veneto è oggi la Regione al secondo posto per numero di tamponi, con 100mila test effettuati e con una bassa percentuale di positivi per numero di tamponi effettuati, ovvero l’8,7%. La confinante Lombardia, ad esempio, ha una percentuale del 38%, le Marche si aggirano oltre il 30%. Adesso il presidente della Regione, Luca Zaia, intervenuto a Radio Anch’io, ha spiegato quali saranno le prossime importanti mosse.

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La proposta veneta: test sierologici per una patente di immune al Coronavirus

Il Veneto punta infatti a dei test sierologici, una sorta di “patente” per chi è immune al Coronavirus, progetto simile a quello su cui stanno lavorando altri Paesi europei, come la Germania. Queste le parole di Zaia: “Stiamo lavorando a questo piano, cioè fare dei test sierologici, mettendo a punto un protocollo, e che prevede il prelievo del sangue e la possibilità di testare e verificare la presenza di anticorpi assieme a un tampone negativo, ci indica che l’individuo è immunizzato: test che dovremo fare a tappeto, stiamo predisponendo il tutto, un piano che presenteremo nei prossimi giorni”.

La situazione in Italia è ancora di grande confusione e si agisce in ordine sparso: lo testimonia anche il dato proposto da una ricerca effettuata dall’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief). I ricercatori hanno provato a stabilire quando in ogni singola Regione si raggiungeranno i contagi zero: di tre Regioni mancano i dati per una previsione completa e comunque in Liguria, Basilicata e Umbria la data potrebbe essere addirittura il 7 aprile, mentre in Toscana si raggiungeranno i contatti zero almeno un mese dopo. Siamo comunque a uno snodo cruciale, sottolinea Massimo Galli, direttore del Dipartimento di malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, a Radio Capital. Spiega l’infettivologo: “I prossimi dieci giorni ci daranno indicazioni importanti, anche per capire cosa si potrà fare verso una graduale riapertura. È prematuro parlarne, ma è giusto programmare”.

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