La cooperante italiana Silvia Romano è libera e ieri è tornata a Roma, intanto sui social parte l’appello: “Ora riportiamo a casa Padre Dall’Oglio”.
Silvia Romano, come sappiamo, è sbarcata a Roma domenica un giorno dopo essere stata liberata. Uomini armati hanno sequestrato Romano, che lavorava per un’organizzazione benefica italiana chiamata Africa Milele, nel novembre 2018. È stata trovata in Somalia e rilasciata grazie agli sforzi dell’intelligence italiana, ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Il volo che la riportava in Italia è atterrato a Ciampino ieri intorno alle ore 14. Scortata da uomini mascherati dal servizio di intelligence, ha temporaneamente rimosso la maschera protettiva per salutare mentre scendeva i gradini dal jet prima di abbracciare i parenti che l’aspettavano all’aeroporto.
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Nuovo appello per padre Dall’Oglio dopo la liberazione di Silvia Romano
Nel suo quartiere di Milano, le campane della chiesa hanno salutato il suo arrivo, con molte persone sui loro balconi. Le prime parole di Silvia Romano sono state: “Ero forte e non ho perso la speranza”. Enzo Romano, padre della ragazza, non ha nascosto la grande gioia per il ritorno della figlia: “Sto letteralmente scoppiando di gioia in questo momento. Ma per favore, lasciami respirare. Devo superare lo shock”. I giornali italiani hanno riferito che i servizi di intelligence italiani avevano lavorato con i loro omologhi somali e turchi per liberare la ragazza, che nel corso della sua prigionia si è convertita all’Islam. La giovane ha tenuto a precisare come si sarebbe trattato di una scelta consapevole.
La liberazione di Silvia Romano ha riaperto il dibattito sugli italiani che sono stati rapiti all’estero negli ultimi anni e sulle speranze di liberarli. Tra loro, c’è padre Dall’Oglio, il religioso rapito nei pressi di Raqqa, in Siria, nel luglio 2013. In queste ore, si torna a parlare della possibilità che il gesuita italiano sia ancora vivo e degli sforzi che dovrà sostenere la nostra intelligence per tentare di riportarlo a casa. Sottolinea oggi Riccardo Cristiano in un intervento su Formiche.net: “Se dopo tanto tempo si avverte ancora il bisogno di parlare, di auspicare, di ricordare Paolo Dall’Oglio vuol dire che qualcosa del gesuita romano, del suo amore per i siriani, c’è entrato nel cuore”.
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